Pianeta America
Un rischio superiore alla norma

Proposto da Goldman Sachs l'anno scorso, il Bull/Bear Market Risk Index mira a fornire una quantificazione del rischio corso dagli investitori che si espongono sul mercato azionario, ponderando i fattori che tendono a surriscaldarsi - o, al contrario, a "congelarsi" - in prossimità degli estremi di mercato: massimi o minimi che siano.
Non si tratta di un trading system, bensì di una guida utile per orientare l'asset allocation: l'investitore o gestore tenderà ad essere più aggressivo quando il rischio di mercato è contenuto e, all'opposto, conservativo quando il rischio è considerevole. Questo, sulla base di quattro parametri macroeconomici: l'ISM Index, la curva dei rendimenti, l'inflazione core, il tasso di disoccupazione; a cui si aggiunge il Price/Earnings decennale.

La combinazione di questi elementi ha raggiunto un estremo di periodo nel 2018. Non a caso quell'anno ha conosciuto pesanti aggiustamenti nei primi due mesi e nell'ultimo trimestre. Il 2019 come si ricorderà è risultato radioso, mentre l'anno corrente ha sperimentato prima il più veloce (quanto intenso) bear market della storia, poi un rimbalzo altrettanto vorticoso.
Tuttavia, questa dinamica non ha mutato granché la convenienza strategica del mercato. Come si può rilevare, il Market Risk Index - almeno la nostra approssimazione della misura calcolata dal Goldman Sachs - su attesta tuttora sopra il 50%: ben distante dai livelli del 2009, quando andare lunghi si rivelò in effetti poco rischioso; e casomai più prossimo ai livelli estremi del 2000 e del 2007.
Sotto questa prospettiva, il mercato azionario americano manifesta un rischio consistente.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...