Un segnale tecnico di inversione di tendenza

- 28/05/2013
L’andamento di mercoledì scorso ha evidenziato il livello di ipercomprato e di sopravvalutazione che denuncia il mercato: il Dow Jones è schizzato di 155 punti dopo il rilascio delle dichiarazioni di Bernanke, che ha rilassato il mercato, il quale ha appreso che un disimpegno anticipato dalla politica monetaria espansiva sarebbe fuori luogo. Ma poco dopo, in replica ad una domanda relativa alla tempistica della fine del QE, Bernanke ha affermato nelle prossime riunioni della Fed si potrebbe procedere ad una riduzione degli acquisti. Il mercato ha reagito in modo scomposto, chiudendo in ribasso di 122 punti, per una escursione infragiornaliera di 277 punti.
Poche ore dopo sono state diffuse le minute dell’ultima riunione del FOMC, e questi timori sono stati risvegliati, affermando che «un numero di partecipanti ha espresso disponibilità a rivedere il flusso di acquisti già a partire dalla riunione di giugno». Conseguentemente, il mercato ha reagito disegnando un “key reversal day”, configurazione tecnica che di solito preannuncia un’inversione di tendenza.
Il tonfo del 7.3% del Nikkei il giorno successivo è stato un altro discorso. Pur conoscendo i fatti monetari degli Stati Uniti, la borsa giapponese ha aperto in rialzo, ma è risultata impattata dal PMI cinese, sceso a livelli recessivi, ponendo fine ad una rincorsa iniziata con l’annuncia della Bank of Japan di avviare il programma di allentamento quantitativo.
Consideriamo l’atteggiamento del mercato azionario americano come sintomatico di una inversione di tendenza di borsa e non di un mutamento di impostazione da parte della Fed. Bernanke non ha cambiato strategia: ha affermato quanto già in nostra conoscenza. Gli strategist e gli economisti si sforzano di soppesare ogni parola, alla ricerca di cambiamenti anche minori, esaltandolo e decontestualizzandoli. Magari si aspettano che la Fed dica loro esattamente cosa intende fare, e precisamente quando. Ma il fatto è che la stessa Fed non sappia come si comporterà in futuro. Per questo bisogna sempre seguire i dati, agendo di conseguenza.
A nostro giudizio la cosa migliore da fare è dare credito a quanto sottoscritto da Bernanke: cioè, che è sconveniente un disimpegno prematuro dal QE. Questo è quello che ritiene la maggioranza dei membri del comitato esecutivo. Sicuramente questo orientamento sarà rivisto in una futura riunione del FOMC, ma questo dipenderà da quanto l’economia sarà migliorata, e se la crescita si rivelerà sostenibile a prescindere dagli stimoli monetari.
L’economia tuttavia sta mostrando segnali di rallentamento, come già discusso nei commenti precedenti, e la Fed sarà costretta a stimolare ancora per diverso tempo. L’ironia è che la minacciata inversione di tendenza può giungere come risultato di un ciclo economico in rallentamento, con utili in raffreddamento, e non per una fine anticipata del QE. In ogni caso, il rialzo di mercato si arresterà bruscamente, e questo avverrà più presto che tardi.