Pianeta America
Vincitori e vinti della ZIRP

Non è del tutto corretto affermare che la politica monetaria americana abbia giovato ai mercati finanziari. Occorrerebbe fare tali e tante precisazioni, che si perderebbe il filo del discorso.
Ad esempio, in linea teorica, della “politica del tasso zero” (ZIRP) si dovrebbero avvantaggiare soprattutto materie prime, mercati emergenti, corporate bond ad alto rendimento e small cap. Fatto pari a 100 un capitale equamente investito su questi mercati alla fine del 2008, scopriamo che oggi avremmo conseguito una guadagno complessivo del 50%.

Che risultati avremmo conseguiti se avessimo sfidato il buonsenso, puntando sui temi teoricamente perdenti? Il risultato è sorprendente: una combinazione di dollaro USA, bond di alta qualità, bancari americani e grandi capitalizzazioni, avrebbe conseguito nel medesimo arco di tempo una performance del 55%: i ZIRP winners hanno battuto sinora i ZIRP losers, peraltro in evidenti condizioni di minore volatilità.

Confrontando i due mini-panieri, si scopre come il “Fed basket”, per così dire, abbia sovraperformato per un limitato arco di tempo: per i primi due anni abbondanti di ZIRP. Da aprile 2011 in poi, il rapporto ha puntato quasi stabilmente verso il basso: chi sulla carta avrebbe per vari motivi dovuto risentire dei tassi nominali nulli, ha fatto meglio degli asset che al contrario in teoria avrebbero dovuto beneficiare di una remunerazione nulla del denaro.

Questo fenomeno però si è interrotto all’inizio di quest’anno. Di fatto, il rally degli ultimi sei mesi è stato trainato dai ZIRP winners. Lo si desume abbastanza facilmente sovrapponendo al rapporto su mostrato, la linea dello S&P500.

Questo cosa vuol dire?
Vuol dire che le antenne dei mercati finanziari sono da ormai più di un anno orientate verso la Federal Reserve, con il suo ventilato proposito di normalizzazione della politica monetaria USA. Quando la retorica interventista si fa più accesa, come occorso sul finire dello scorso anno, il rapporto ZIRP winners/losers punta verso il basso, e lo S&P nel complesso ne risente.
Quando al contrario la prospettiva di un secondo intervento sui tassi ufficiali si allontana, i beneficiari della ZIRP tornano a sovraperformare, e il mercato azionario americano nel complesso ne beneficia. La correlazione è evidentemente molto accentuata.

Questo vuol dire che Wall Street salirà fino a quando dalle parole non si passerà ai fatti. Al momento il mercato a termine stima una probabilità non superiore al 50% di intervento sui tassi alla fine dell’anno: poco, per preoccuparcene. Ma se gli umori dovessero cambiare, ci accorgeremmo subito di un ribaltamento di vitalità fra vincitori e vinti della ZIRP; e a quel punto, lo S&P non potrebbe non risentirne.

Charles L. (Charlie) Minter è uno dei fondatori della Comstock Partners, Inc., una società costituita nel 1986 e attiva nelle gestioni patrimoniali. Continua...