Pianeta America
Wall Street corregge dopo una settimana record

La settimana per i mercati finanziari è stata scandita dalla Federal Reserve. Lunedì la notizia del ritiro del proprio nome dalla lista dei candidati alla presidenza della Fed da parte di Larry Summers aveva spinto gli indici al rialzo e poi mercoledì il “no taper” di Ben Bernanke ha spinto Dow Jones e S&P 500 su nuovi massimi di sempre.
Oggi alla fine di una settimana così intensa gli operatori si prendono una pausa, ci pensano e probabilmente si preparano alla nuova ondata di dichiarazioni dei vari esponenti della banca centrale americana. Inizia oggi James Bullard, Presidente della Federal Reserve di St.Louis, che ipotizza una riduzione degli stimoli da parte del FOMC nella riunione di fine ottobre. Dichiarazioni volte a confondere il mercato, dice Peter Cardillo, Chief Market Economist per Rockwell Global Capital, che respinge la teoria secondo cui la banca centrale americana starebbe perdendo credibilità. Peter infatti ricorda che sin dall’istituzione della Federal Reserve la chiarezza non è mai stata prerogativa della banca centrale americana. Pensiamo ad esempio ai tempi di Alan Greenspan, quando il mercato era costretto ad interpretare le sue parole come succede con un oracolo. è vero, sottolinea Peter, la Fed vuole essere più trasparente ma usa un nuovo metodo con un vecchio stile per confondere i mercati – come succede oggi con Bullard.


Peter non è sorpreso dal “no taper” della Fed, se lo aspettava e me lo ha ribadito più volte negli ultimi mesi. La banca ha confermato l’attuale livello degli stimoli per tre motivi: i dati economici ancora deboli specie quelli relativi all’occupazione, il sensibile calo della domanda di mutui registrato negli ultimi mesi che preoccupa perchè non possiamo avere una vera ripresa senza il recupero del mercato immobiliare, i consumi crescono ma rimangono ancora troppo deboli.
Ma c’è anche un quarto motivo, espresso chiaramente da Bernanke: Washington. Il dibattito sull’innalzamento del tetto del debito entrerà nel vivo nei prossimi giorni e l’aver lasciato invariati gli stimoli sposta la responsabilità sui membri del Congresso e sulla Casa Bianca. Secondo Peter un accordo tra le parti si troverà e si riuscirà ad alzare il tetto del debito, l’America pagherà i propri debiti, ma la battaglia politica avrà un peso sull’azionario nelle prossime settimane.
Peter conferma invece le sue previsioni sulla tempistica delle riduzioni degli stimoli e non si aspetta un ritocco degli acquisti di bond dal mercato prima di dicembre. La Fed vorrà leggere i dati su occupazione e su consumi di ottobre e novembre e vorrà vedere tornare la calma a Washington prima di prendere una decisione.

Dopo i nuovi massimi toccati nei giorni scorsi la prossima settimana possiamo aspettarci un passo indietro per i listini, tra il 2% e il 3% secondo Peter. Che si aspetta per fine anno lo S&P 500 tra 1785 e 1800 punti.

* Lina Cagossi è video blogger @insidetheexchange.com.
 

 
 

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...