Atteso un consolidamento a Piazza Affari: un'occasione per nuovi buy?

- 18/09/2019
Pubblichiamo l'intervista concessa questa mattina da Gaetano Evangelista, amministratore unico e strategist di AGE Italia, al portale finanziario Trend-Online. L'intervista spazia su tre temi caldi: il taglio dei tassi di interesse atteso questa sera dalla Federal Reserve; le prospettive della borsa italiana, con l'indice FTSE MIB a ridosso della resistenza a 22.000 punti; il boom del petrolio e i rischi per inflazione, tassi di interesse e mercati azionari. Buona lettura!
DOMANDA. Sulle Borse Usa e UE sono scattate alcune prese di profitto in attesa dell'appuntamento odierno con la Fed. Cosa si aspetta da questo evento e quali le possibili reazioni dei mercati azionari?
RISPOSTA. Il responso appare definito: la Fed taglierà il Funds rate di un quarto di punto; e poi probabilmente amen. Nelle ultime settimane si sono azzerate le non remote possibilità di un intervento più corposo, mentre addirittura si registra sul mercato a termine una probabilità – infima, ma superiore allo zero – di un clamoroso nulla di fatto.
A così pochi giorni dal FOMC, dubito che Powell rincorra improbabili avventure: consegnerà questo secondo taglio il quale, se sufficiente a consentire il definitivo ripristino della positività della curva dei rendimenti, sarà l’ultimo di questo processo di aggiustamento monetario.
Nessuna nuova buone nuove? Non credo.
La mia sensazione è che ci siano le condizioni per un consolidamento dei brillanti progressi messi a segno fra agosto e settembre. Una fase di decantazione per i listini azionari, che dovrebbe prolungarsi fino ad ottobre.
Alla fine della fiera, comunque, una buona opportunità per riposizionarsi meglio.
D. A Piazza Affari il Ftse Mib sta ritracciando dopo aver avvicinato i massimi dell'anno nei giorni scorsi. Il recupero partito dai minimi di fine maggio è da considerarsi concluso o vede ancora spazio al rialzo?
R. Sono due anni che l’indice MIB avverte la rilevanza di quota 22000 punti: prima come supporto, poi come resistenza. A me piacciono le persone tenaci, che non mollano alla prima difficoltà e che insistono una seconda, e poi una terza volta: è prova di carattere.
Allo stesso modo il FTSE MIB ha sollecitato questa barriera già tre volte in meno di sei mesi. Probabilmente sarà risucchiato dal consolidamento a cui accennavo poc’anzi; ma quando avrà ricaricato le batterie, sarà pronto per un assalto definitivo che sbriciolerà la resistenza.
Penso sia una questione di “quando”; non di “se”…
D. Il petrolio in avvio di settimana ha registrato un forte balzo in avanti dopo gli attacchi ad alcuni impianti in Arabia Saudita. Prevede ulteriori rialzi nel breve o un rientro delle tensioni?
R. Il petrolio è esploso per una combinazione di fattori, devo dire sapientemente utilizzati dai terroristi houti per massimizzare l’effetto dell’attacco. Anzitutto le riserve di greggio americane si sono prosciugate da inizio anno nella misura più consistente degli ultimi 19 anni. Questo mentre la poltrona di Consigliere della Sicurezza Nazionale è vacante. Il mercato ha temuto non tanto l’ultimo attacco, quanto il prossimo.
Detto questo, però, trovo che la reazione sia stata esagerata, venendo da un periodo tutto sommato non negativo. Storicamente le circostanze di guadagno a doppia cifra da parte del Crude Oil WTI non sono così infrequenti: ne conto una ventina, negli ultimi trent’anni.
Se però ci soffermassimo sui soli episodi di fiammata a doppia cifra percentuale, non anticipata da alcuna forma di crash, escluderemmo episodi magari intrigante per i Tori – come quelli che seguirono i minimi del 2008, del 2016 o del 2002 – e ci ritroveremmo con una casistica alquanto contenuta.
Come si può notare, in trent’anni si conta appena una manciata di precedenti; fra cui quello del 1990 è il più eclatante: anche perché coincide con un altro evento bellico.
L’aspetto intrigante è che quel boom fu tanto violento quanto estemporaneo: i prezzi del petrolio ritracciarono subito tutti i guadagni, e si imbarcarono in un bear market che sarebbe durato per tutto il decennio.
La morale è che anche un evento bellico è insufficiente a lanciare un bull market del petrolio, se non ci sono le condizioni favorevoli. E io, francamente, sono di questo parere: si tratta di un fuoco di paglia. Non a caso gli investitori istituzionali sono vistosamente short sul petrolio; e sicuramente avranno approfittato di questo boom dei prezzi per arrotondare le posizione in vista di una esposizione complessiva che tipicamente coincide con i massimi che contano.