Piazza Affari
Evangelista: Toro sì, ma con giudizio

Pubblichiamo l'intervista concessa oggi dal dott. Evangelista, amministratore unico di AGE Italia srl, a Claudio Kaufmann, direttore responsabile di IT Forum News e animatore della tavola rotonda sui mercati finanziari che si tiene ogni anno a maggio in quel di Rimini. L'occasione è stata la recente pubblicazione del 2015 Yearly Outlook da parte di AGE Italia (che sponsorizza questo sito), in cui sono delineate le prospettive per l'economia internazionale e per i mercati finanziari per l'intero anno.

Buongiorno Gaetano, puntuale come sempre è arrivato il tuo Outlook 2015, un corposo studio di ben 150 pagine, compresi grafici e tabelle. La prima parte è tutta dedicata agli Stati Uniti: l’economia in ripresa, il dollaro forte, le prossime mosse della Fed. Che prospettiva immagini?

Gli Stati Uniti sono stati artefici di un esperimento senza precedenti. Hanno avuto un bilancio in forte deficit, hanno svalutato la moneta, hanno azzerato i tassi, hanno stampato denaro. Era inevitabile che gli stimoli presto o tardi avrebbero resuscitato un’economia fino ad un anno fa pigra e malconcia.
L’avversario da battere sono sempre gli USA, che nella parte iniziale di quest’anno godranno diciamo così’ di un “effetto trascinamento”, in termini di crescita economica. Ma se scattiamo oggi una foto, notiamo che alcuni vantaggi si vanno riducendo: il dollaro è salito massimi degli ultimi dieci anni, il calo della disoccupazione minaccia di comprimere i margini, i tassi di interesse sono dati in aumento e la Fed ha smesso di stampare.

 
Nel frattempo l’Europa lancia il suo QE, beneficia in quanto importatore del crollo del petrolio, vede i tassi di interesse ai minimi storici e per la prima volta dopo 31 mesi il credito non si contrae in ragione annua. Penso che la sorpresa sarà rappresentata per la prima volta da una contrazione del differenziale di crescita del PIL.

Ma Wall Street non è cara, dopo sei anni di Toro scalpitante?

Bisogna intendersi su questo punto. Certamente Wall Street è più cara di sei anni fa. Gli investitori sono stati disposti a pagare un premio crescente, per gli utili portati a casa, riconoscendo un quadro fondamentale più confortante. Ma il re-rating non è stato dissimile dai diversi bull market della storia, e gli utili sono esplosi. Al punto che si registrano situazione paradossali: tipo le società dei beni di consumo, che negli Stati Uniti vantano un P/E più basso del 2009, malgrado nel frattempo siano decollate.
C’è poi da fare un’altra considerazione: dove li metto i soldi? Perché se il P/E della borsa è cresciuto, quello del mercato obbligazionario – pubblico e privato – è salito in orbita. In ottica comparata, la borsa è a buon mercato.

Nell’Eurozona è partito il QE di Mario Draghi, i mercati hanno apprezzato, la Grecia è tornata una variabile convulsa, ma la crescita dell’area comune resta zoppicante. Stagnazione? Deflazione? O torniamo in carreggiata?

Nella sua permanenza negli Stati Uniti, Draghi ha imparato da Alan Greenspan l’arte del wording: le parole sono sempre soppesate, ponderate, calibrate. In questo modo è riuscito a produrre una forte svalutazione dell’euro senza nemmeno sparare una cartuccia. E sai una cosa? Ciò garantisce una sovraperformance delle borse europee, ancor prima di assistere ad un espansione del bilancio di Francoforte.
 

In Europa l’espansione monetarie è già realtà: la variazione annuale di M1 (rosso, nel grafico) punta verso l’alto da alcuni mesi, e anticipa un miglioramento della congiuntura manifatturiera dei prossimi mesi. A sua volta, è anticipata di diversi mesi dalla variazione annuale del bilancio della BCE (blue, scala di sinistra).
Le pressioni disinflazionistiche sono secolari: non ce ne libereremo per diversi anni. Ma credo che dalla primavera la deflazione sarà rintuzzata, e i primi germogli verdi fioriranno anche in Europa.

L’Italia ce la farà? Hai visto le ultime stime Confindustria? Il Pil è visto al +2% nel 2015? Sta cambiando il vento? E di piazza Affari cosa dici?

Come ricorderai, lo scorso anno a Rimini mi guadagnai l’appellativo di gufo avendo pronosticato tempi grami per la borsa italiana. Due settimane dopo Piazza Affari svoltò drammaticamente verso il basso.
La cattiva notizia è che l’aggiustamento non si è ancora completato. La borsa italiana ha reagito molto bene in autunno, e penso che si gioverà degli stimoli fino al prossimo appuntamento riminese. Ma in prospettiva è destinata a sottoperformare le omologhe europee, e a fornire qualche ulteriore dispiacere ai nostri investitori.

Per chi vuole un portafoglio globale: compra Asia e vendi America latina?

Ma certo! Questo è il consiglio strategico: vendere i paesi produttori di materie prime, comprare quelli importatori. Non che in termini assoluti le borse asiatiche siano immuni da ribassi. Il ciclo degli EM è globale e se la Cina cresce di meno, Taiwan e Corea ne risentono; se il Giappone svaluta lo yen, Samsung e i produttori di semiconduttori dell’est asiatico perdono quote di mercato e limano i profitti.

 
Ma in termini relativi è sensato comprare gli EM dell’Estremo Oriente, e vendere quelli dell’America Latina. Anche dal punto di vista valutario i primi sono ragionevolmente valutati, in termini reali effettivi (REER), mentre i secondi sono tuttora sopravvalutati.

In conclusione, dove mettere i soldini, almeno fino al prossimo ITForum di maggio 2015?

Mi piacciono le borse europee core, e in generale prediligo l’Eurozona agli Stati Uniti. Sono però molto più cauto rispetto al passato: al momento la mia esposizione in azioni oscilla fra il 40 e il 50%: molto poco, per chi fino a qualche tempo fa era “accusato” di essere un Toro. Un appellativo che mi ha accompagnato per tutti questi ultimi sei anni. Ma, chissà, a maggio sarà tempo di cambiare cappellino…

La competenza dell'ufficio studi di AGE Italia, eccezionalmente al servizio dei lettori di smartTrading. Continua...