Ftse Mib: sarà ancora bull market?

- 16/04/2021
Pubblichiamo la versione integrale dell'intervista concessa da Gaetano Evangelista, amministratore unico e strategist di AGE Italia; a Davide Pantaleo, vicedirettore del portale finanziario Trend Online.
DOMANDA. I mercati azionari continuano a segnare nuovi massimi, in alcuni casi storici, senza che nulla riesca a fermarli. La tendenza in atto proseguirà nel breve?
RISPOSTA. Secondo le nostre stime, “soltanto” 11 delle prime 30 borse al mondo per capitalizzazione, si colloca sui massimi assoluti o a ridosso di essi. La notizia di un bull market globale è fortemente esagerata, per rimare quel celebre aforisma.
Sui massimi di inizio 2018, per dirne una, la partecipazione fu molto più corale: 22 indici azionari, su 30, sui massimi perlomeno decennali; i tre quarti del totale, contro un terzo di oggi.
Un rialzista a questo punto rileverebbe come ci sia ancora possibilità di fisiologico e salutare allargamento del bull market ai listini rimasti attardati. Un ribassista farebbe notare la perdita di forza rispetto al precedente impulso rialzista.
Io mi colloco un po’ nel mezzo. Nel senso che si sta avvicinando il target temporale che ho confidato nel nostro 2021 Yearly Outlook ma, a differenza di inizio anno, non credo più che si manifesterà un conseguente bear market. Più probabilmente, a tempo debito ci aspetterà un prolungato consolidamento. Incisivo per gli ultimi arrivati, ordinaria amministrazione per chi è entrato prima di quest’anno.
D. A Piazza Affari il Ftse Mib si è scontrato con l'area dei 25.000, perdendo brio e tornando un po' indietro. È solo una pausa del rialzo o l'avvio di una correzione più ampia?
R. Come sempre, l’onere della prova spetta ai ribassisti. In un bull market è così: sono essi che devono portare argomentazioni convincenti. In caso contrario, si continua a mantenere le posizioni.
Io osservo con una certa apprensione il ripiegamento dei BTP degli ultimi mesi e di conseguenza l’aumento dei tassi di interesse a cui stiamo assistendo in Italia. Però, finché non è smentito lo sfondamento storico della media mobile a 200 mesi sull’indice FTSE MIB, ripeto, spetta ai ribassisti giustificare la loro posizione.
D. Visti gli attuali prezzi del petrolio, c'è qualche titolo del settore oil su cui consiglierebbe di puntare ora a Piazza Affari?
R. Per alcuni mesi ho cavalcato con appagamento il recupero di ENI, che abbiamo segnalato praticamente sui minimi per una questione di ipervenduto di lungo periodo del tutto analoga a quanto occorso nel 2008.
Le condizioni di lungo periodo però ora sono evidentemente cambiate, l’azione non è così sottovalutata sotto il profilo tecnico, e così qualche giorno fa abbiamo liquidato la posizione.
Non escludo però che continui a salire fino a primavera. C’è una resistenza-obiettivo da conseguire a 12 euro. Il più comunque è fatto. Per chi fosse ancora long, fisserei uno stop non inferiore a 9.65 euro.
D. In un’intervista di due settimane fa ha previsto il ribaltamento del dollaro, che pure nel primo trimestre di quest’anno ha brillato. Prospettive per il biglietto verde?
R. Stiamo ancora replicando il copione di fine 2017, quando il dollaro, in ipervenduto e abbandonato da tutti, si cimentò in un rally correttivo pressappoco della medesima durata e profondità recente.
Giusto il tempo di risvegliare i sentimenti dei rialzisti. Allora come oggi, il Dollar Index è stato contenuto dalla media mobile a 200 giorni. Credo fondata l’ipotesi di inizio anno di un euro almeno a 1.26 dollari.
Mi ricrederei soltanto se saltasse la barriera che fino ad ora ha retto così egregiamente. Altrimenti, è più verosimile la possibilità di un nuovo minimo sul Dollar Index nella seconda metà dell’anno.