Gli investitori italiani rinunciano alla "forchetta"

- 20/01/2016
Gli investitori lo sapevano da tempo: il supporto sull'indice MIB a 20500 punti era di rilevanza strategica, secondo l'analisi tecnica. L'unico approccio che ha anticipato con successo il ribasso. Detto, fatto: le quotazioni hanno penetrato questo argine, e da allora sono precipitate, perdendo a stamattina un ulteriore 11% abbondante. Ma cosa c'era di tanto importante in prossimità di questa soglia?
Anzitutto una serie di proiezione di Fibonacci, che qua omettiamo per amor di semplicità. In secondo luogo, la strategica media mobile a 200 settimane. E poi, un pizzico di originalità: la parete inferiore di una "forchetta" che dal 2011 accompagnava brillantemente l'andamento del mercato azionario italiano.
La forchetta ("Andrews pitchfork") si basa sul valore cardinale di tre punti di svolta del mercato: minimo, massimo e poi ancora minimo. Nella fattispecie, sono gli estremi registrati fra settembre 2011 e luglio 2012. Da quel momento si sono dipanate tre linee, che appunto definiscono una specie di forchetta. I cui estremi hanno intercettato magistralmente i massimi e i minimi del 2014.
Significativo lo scorso anno il mancato raggiungimento della parete superiore di questa specie di canale: ciò ha denunciato una fiacchezza, una mancanza di energia con cui in seguito il mercato ha fatto i conti. Difatti l'indice MIB è sceso, appoggiandosi una prima e poi una seconda volta sulla media mobile a 200 settimane, prima di abbozzare una reazione lo scorso ottobre.
Effimera: il ribasso è ricominciato ai primi di dicembre, portando via la citata media mobile e la parete inferiore di un canale che ci ha accompagnato per più di quattro anni. Si volta pagina.