Piazza Affari
Il Buffett Indicator della borsa italiana

Il 2023 è stato un anno eccezionale per Piazza Affari. L'All Share Italia si è iscritto al ristretto circolo delle annate dalla performance superiore al 25%, assieme al 2019, al 1997-98 ed al 1993. Cinque episodi in tutto nell'arco di 37 anni: non capita molto spesso di portare a casa performance così lusinghiere.

Più magro il rafforzamemento dell'offerta di azioni. Anzi, secondo alcuni, sarebbe proprio la scarsità dell'offerta a determinare il decollo dei prezzi a fronte di una domanda crescente. Ma è compito delle autorità quello di favorire l'accesso di nuove società al tabellone principale di Piazza Affari: ove le società quotate sono passate dalle 300 di fine 2007 alle attuali 200 o poco più.

Di riflesso non lievita la capitalizzazione complessiva: sostanzialmente invariata, per non dire meglio calante, in termini nominali, dagli 818 miliardi di euro di fine 2000 ai 753 miliardi di fine 2023.

Poiché l'economia nel frattempo è cresciuta, seppur in modo non certo esaltante, il rapporto fra valore di mercato e prodotto interno lordo tricolore si colloca su livelli insoddisfacenti: al 43% del PIL, il cosiddetto Buffett Indicator risulta all'incirca di un terzo inferiore rispetto al massimo raggiunto quasi un quarto di secolo fa, seppure appaia in crescita rispetto alle proporzioni infime toccate all'inizio dello scorso decennio.

Alcuni stigmatizzano la sopravvalutazione di Wall Street, con il Buffett Indicator correntemente al 180%, ed a tripla cifra dal 2011. Si dice che Wall Street è sopravvalutato per validi e legittimi motivi, non senza torto, pur riconoscendo parte delle ragioni opposte dai denigratori. Ma, forse, per la borsa italiana potremmo sollevare i medesimi rilievi: è sottovalutata, certo; ma per altrettanti validi motivi...

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...