Il ritorno del credit crunch in Italia

- 02/12/2016
Con una performance annuale provvisoria ad abbondante doppia cifra negativa (-21% per l’indice MIB a fine novembre; la seconda piazza peggiore nel G25, la Svizzera, perde poco più del 10%), è evidente che l'andamento della borsa italiana stia anticipando una recessione che dovrebbe fare capolino entro il prossimo anno.
Ci serviamo dei dati Bankitalia sull'erogazione di credito da parte delle banche italiane, a famiglie e imprese.
Il dato grezzo mostra una stabilizzazione dei volumi erogati al settore privato, da un anno e mezzo a questa parte. Il credit crunch si interrotto, ma evidentemente il credito non riparte. Sono già stati documentati i motivi di questa cautela nelle erogazioni – dal livello abnorme dei NPL alla bassa patrimonializzazione degli intermediari; dalla compressione dei margini indotta dall’appiattimento della curva dei rendimenti alle nuove normative regolamentari – per cui non indugeremo oltre.
Vediamo questo dato ora in termini relativi: la variazione annuale (istogramma blue, in basso) oscilla da alcuni mesi attorno allo zero. L'emorragia si è ridimensionata, fino ad assumere a novembre 2015 valori positivi - erogazione netta di credito su base annuale. Ma le ultime quattro rilevazioni mensili del tasso di variazione annuale sono state negative: da giugno in avanti il sistema creditizio ha tirato i remi in barca.
Nell’esame dell’andamento degli aggregati monetarie e creditizi, AGE Italia pone molta enfasi sulla "derivata seconda": la variazione a dodici mesi del tasso di crescita annuale. È il cosiddetto impulso creditizio.
In soldoni, ha più importanza il passaggio da una variazione annuale del -4 ad una del -1%, che non una variazione annuale dal +1 al +3%: nel primo caso la variazione, seppur tuttora negativa, costituisce un progresso (+3 punti) più apprezzabile ed impattante di una variazione seppur positiva, ma dall’impeto meno consistente (+2 punti). Nel primo caso, l’impulso creditizio è più consistente.
Vediamo dunque questo dato, per l'Italia. Come si vede, l'impulso creditizio è diventato positivo ad inizio 2014, e ciò è coinciso in Italia con l'uscita formale dalla recessione. Fra queste due variabili sussiste una intima correlazione, sicché l'eventuale caduta in territorio negativo (non siamo così distanti da questa condizione) sarebbe tutt'altro che apprezzabile.
L'occhio attento avrà notato una certa analogia fra l'impulso creditizio e l’andamento dell'indice MIB. Esplicativo il prossimo grafico, che non ammette discussioni: la borsa italiana (linea rossa, scala di sinistra) sta scontando un deterioramento della dinamica creditizia, che di questo passo nei prossimi mesi dovrebbe o quantomeno potrebbe condurci a recessione.
Sarà interessante verificare fra una dozzina di giorni, cosa riveleranno i dati Bankitalia per il credito erogato nel mese di ottobre.