Piazza Affari
Il Trump market durerà ancora: cosa aspettarsi a Piazza Affari?

Pubblichiamo l'intervista concessa da Gaetano Evangelista, Amministratore Unico di AGE Italia e redattore del Rapporto Giornaliero; a Davide Pantaleo, redattore del portale finanziario Trend-Online.com. L'intervista spazia su diversi temi: la forza devastante della borsa americana, le ripercussioni su Piazza Affari, alle prese con le resistenze; la ritrovata vitalità del dollaro USA contro tutte le altre divise, e i settori da privilegiare/evitare, alla luce del rimbalzo del biglietto verde.

DOMANDA. A Wall Street i tre indici principali continuano a segnare nuovi record storici, trainando al rialzo anche le Borse europee. Quanto è sostenibile questa ascesa dei mercati e quali le sue attese nel breve?

RISPOSTA. Secondo Gallup, soltanto il 38% degli americani apprezza l’operato del presidente in carica. Eppure, questo è a tutti gli effetti il Trump market: persino più forte del Bull market. Sì, perché da quando The Donald risiede alla Casa Bianca, lo S&P non ha mai fatto registrare un mese negativo: undici su undici, se si eccettua una marginale perdita (-0.04%) a marzo.
Questo è sintomo di grande vitalità, che ha spiazzato quasi tutti: gli investitori sono disorientati, privi di punti di riferimento. La frustrazione monta, e spinge e valutazioni distorte.
A me sembra che il mercato abbia ancora un grande potenziale e che, una volta superato il consolidamento probabile in questo mese, possa migliorarsi vistosamente negli ultimi due mesi dell’anno. Confido in almeno ulteriori cento punti per lo S&P da qui alle festività natalizie.

D. Piazza Affari viaggia sui massimi dell’anno con il Ftse Mib ad un passo dai 23.000 punti. Vede ancora margini di upside nel breve o si aspetta un ripiegamento dei corsi dai livelli attuali?

R. La borsa italiana è una esemplare storia macro. Voglio dire che l’eccezionale performance di Piazza Affari, è il diretto riflesso di dati economici rivelatisi sistematicamente migliori delle aspettative. Dopotutto, non è questo il sogno di tutti? fondamentali riflessi nelle quotazioni di borsa.
Il fenomeno non è certo recente: dall’inizio del 2016 la performance dell’indice MIB (nella figura in alto: variazione percentuale a quattro mesi; linea azzurra, scala di destra) è praticamente sovrapponibile all’indice delle sorprese economiche (linea rossa, scala di sinistra). Succede che l’economia sfonda dati che battono le stime degli economisti, e gli investitori aggiustano le loro valutazioni.
Di questo passo, finché rispettiamo il supporto a 22000 punti, non mi sorprenderei se salissimo fino al massimo del 2015 a 24000 punti.

D. Come valuta il recente recupero del dollaro nei confronti dello yen e dell’euro? Cosa si aspetta per questi due cambi nel breve?

R. Era ora, direi. Il ribasso del dollaro è stato ragionevole, ma fino a luglio. Poi è risultato del tutto irrazionale e ingiustificato.
Devo dire onestamente di aver venduto euro contro dollari fra 1.14 e 1.16, per cui ho un interesse in conflitto. E posso essere condizionato nelle mie valutazioni.
Detto questo, però, il differenziale di rendimento decennale fra Stati Uniti e Germania (linea blue, nella figura in basso) giustifica livelli ulteriormente più elevati di Dollar Index. Per cui mi aspetto che il biglietto verde faccia ancora bene, in questo quarto trimestre.

D. Nel caso il dollaro confermasse nelle prossime settimane questa ripresa, quali sarebbero i settori da privilegiare? e quali quelli da evitare?

R. In questi giorni abbiamo lavorato molto agli scenari per il quarto trimestre. Abbiamo individuato mercati, settori e azioni che in teoria vantano una probabilità di apprezzamento, nel quarto trimestre, non inferiore al 90%. La prego, non mi faccia essere sconveniente nei confronti degli abbonati…
Però non faccio torto a nessuno se rispondo “al negativo”: posso segnalare quello che, nel caso, sarebbe il settore relativamente meno performante. È senza dubbio quello tecnologico americano.
L’indebolimento del dollaro ha privilegiato un comparto borsistico che in alcuni casi esporta più del 90% della propria produzione. Difatti il rapporto fra tecnologia e S&P è stato perfettamente sovrapponibile all’evoluzione del Dollar Index; avendo la compiacenza di ribaltare uno dei due.
Ne consegue che, se avessimo prova di una definitiva ripartenza del biglietto verde – sotto 1.170 dollari per euro, direi – il Tech USA sarebbe opportunamente da evitare.

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