La CRISI BANCARIA non farà crollare i MERCATI AZIONARI?

- 24/03/2023
Le banche centrali aumentano ancora i tassi di interesse: vuoi per contenere la crescita dell'inflazione, vuoi per mantenere una buona reputazione agli occhi degli investitori. Sorprende ancora una volta la dinamica dei prezzi al consumo, con il CPI nel Regno Unito ancora a doppia cifra percentuale, e con la Bank of England che sarà costretta ancora una volta a restringere il costo del denaro.
L'inflazione dunque non è piegata, nonostante l'agevole confronto con le rilevazioni dello scorso anno. Cosa succederà quando nel secondo semestre l'effetto base si ribalterà, comportando nuove pressioni verso l'alto sugli indici dei prezzi al consumo? A quel punto il trilemma porrà delle scelte laceranti in seno alle autorità monetarie, con sacrificio di uno degli obiettivi preposti.
La Brexit ha prodotto effetti profondi sul sistema economico britannico: la svalutazione del cambio ha aumentato i prezzi all'importazione, esasperando le dinamiche inflattive. Allo stesso modo le incertezze hanno indotto le imprese a ridurre gli investimenti, sacrificando l'output potenziale e generando uno scompenso con la domanda. Risultato: inflazione superiore al resto del mondo occidentale.
Negli Stati Uniti la crisi delle banche regionali suggerisce alla Federal Reserve l'opportunità di una riflessione circa l'opportunità di aumentare ancora i tassi di interesse. Non manca chi suggerisce a Powell una pausa; ma dopotutto, il rallentamento dell'economia è proprio ciò che la banca centrale americana perseguiva. Casomai bisogna intervenire con risolutezza per scongiurare una vera e propria corsa agli sportelli.
Il consolidamento di mercato è terminato? o il mercato azionario reagirà ancora una volta in modo scomposto alle misure intraprese dalla Federal Reserve? c'è il rischio di un effetto domino nel sistema bancario come nel 2008? A questi interrogativi risponde Gaetano Evangelista, strategist di AGE Italia, nell'ultima intervista concessa a Finanza NOW.
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