Le borse più vulnerabili in caso di ribasso

- 11/04/2014
Nelle ultime settimane l’analista tecnico ha assistito al progressivo deterioramento del quadro tecnico del mercato azionario: a Wall Street, come evidenziato il mese scorso (Il Risk Index invita alla cautela in borsa), l’analisi intermarket rivela una inedita divergenza fra lo S&P500 e mercati che solitamente procedono di pari passo; a Piazza Affari, dopo un boom in 21 mesi che sfiora l’84% (dividendi inclusi), sperimentiamo per la prima volta un ipercomprato di lungo periodo, speculare rispetto all’ipervenduto di pari grado raggiunto a luglio 2012. I modelli previsionali e gli studi che preannunciano un esaurimento perlomeno temporaneo nel rialzo, adesso raccomandano cautela agli investitori; senz’altro appagati da massiccia plusvalenze che questi anni di bull market hanno fornito. E che l’analisi tecnica ha consegnato.
Una domanda ricorrente in questi giorni fra i professionisti, verte sulla vulnerabilità dei listini azionari globali. Insomma: in caso di debolezza nei prossimi mesi, quali borse risulterebbero più vulnerabili ad una presa di profitto che mediamente apparirebbe tutt’altro che scandalosa?
La risposta può essere offerta sotto due prospettive: una tecnica, e l’altra – una volta tanto – fondamentale.
Dal punto di vista fondamentale dovremmo vendere le borse che sono salite "troppo", rispetto appunto ai “fondamentali”. Ci riferiamo nello specifico al Price/Earnings; in particolare a quella versione di P/E (“Forward”) calcolata con gli utili attesi nei prossimi dodici mesi.
Ci sono borse salite più della crescita reddituale delle società quotate. Ciò riflette indubbiamente una predisposizione benigna degli investitori, disposti a pagare un premio crescente. Ma questo premio non si può dilatare a dismisura.
Grecia e Irlanda per esempio hanno un P/E forward maggiore di 20; il Portogallo non è molto lontano da questo multiplo. La Germania invece ha un P/E forward di 12.8 volte: gli investitori si mantengono cauti, su questo fronte.
Dal punto di vista tecnico dovremmo stare attenti a quegli indici saliti più degli altri. Entra il gioco il discorso della forza relativa comparata. La tabella in basso ripropone gli stessi mercati su mostrati; classificati però per ranking di forza relativa: un parametro utile per scorgere le piazze e le azioni migliori, ma che assume la funzione di “campanello d’allarme” quando raggiunge soglie relativamente elevate.
A questo punto è facile delineare una matrice che coniughi per ogni borsa ambo gli aspetti descritti; esprimendo il P/E come inverso (E/P), nel senso di rendimento degli utili rispetto alla quotazione, in modo da avere un confronto omogeneo con il rating di forza relativa (maggiore è E/P, e meglio è). La figura in basso mostra le coppie di valori: forza relativa (scala verticale) e redditività di borsa (E/P; scala orizzontale). La retta di regressione è evidentemente inclinata negativamente. Il coefficiente di correlazione (0.43; in una scala compresa fra -1 e +1) conferma una certa "conferma statistica".
Se prendiamo per buona questa descrizione, dovremmo andare short su quelle borse che si rivelano troppo forti, rispetto ai fondamentali espressi dal rapporto E/P; quelle cioè il cui parametro di forza relativa è troppo elevato. Scendendo, il rating si ridurrebbe e al contempo E/P aumenterebbe.
Secondo questo approccio, bisognerebbe vendere Portogallo e soprattutto Italia; e andare/restare lunghi su Svizzera e Regno Unito: le prime troppo in alto, le seconde troppo in basso, rispetto a questa linea dell'equilibrio. Francia, Olanda e Germania hanno una coppia di valori che si colloca in pratica esattamente sulla linea di regressione, per cui non presentano particolari sopravvalutazioni rispetto ai suoi fondamentali.
Si tratta di un approccio certamente discutibile e sicuramente non definitivo. Vuole essere soltanto un punto di partenza; non certo un punto di arrivo o una raccomandazione formale. Ma è innegabile che le borse mondiali si presentino in questo momento con delle vistose divergenze fra fondamentali e forza relativa.