Piazza Affari: c'è poco da stare allegri, ma non tutto è perduto

- 25/05/2018
Pubblichiamo l'intervista concessa da Gaetano Evangelista, Amministratore Unico di AGE Italia e redattore del Rapporto Giornaliero; a Davide Pantaleo, redattore del portale finanziario Trend-Online.com. L'intervista spazia su diversi temi: cosa spiega le differenti performance fra Wall Street e le borse europee; le incertezze politiche gravano sulle prospettive di Piazza Affari (oppure no); il decollo verticale dello spread fra Italia e Germania, e le prospettive dei nostri titoli di Stato. Buona lettura!
DOMANDA. I mercati azionari nel complesso stanno mostrando una buona tenuta, malgrado ci siano motivi di incertezza tanto in Europa quanto in America. Quali scenari si attende nel breve sulle due opposte sponde dell'Atlantico?
RISPOSTA. Da almeno un anno qui su Trend-Online proponiamo uno schema interpretativo, forse complesso, ma efficace. Faccio una premessa. Le borse non sono sensibili tanto ai dati economici; quanto allo scostamento che quotidianamente si registra fra i dati macro e le precedenti aspettative degli economisti. Se i primi sono migliori delle attese, le borse salgono; in caso contrario, le borse scendono. Questo, a prescindere dal dato effettivo: irrilevante, possiamo dire.
Questa regola aurea si manifesta anche nei rapporti intermarket. La figura qui in alto propone il rapporto fra Eurostoxx50 e S&P500 (linea azzurra spessa). Come si può notare, il rapporto ha puntato verso il basso da un anno fa, fino allo scorso mese di marzo: le borse europee hanno sottoperformato Wall Street. Si potrebbe però obiettare che tutto dipende dal cambio.
Allora ricorriamo ad un piccolo accorgimento. La linea blue più sottile rapporta l’Eurostoxx50 allo S&P, convertendo però preliminarmente quest’ultimo in euro: ad evidenza la tendenza di fondo è confermata. Di recente, è vero, c’è stato un sussulto delle borse europee, relativamente parlando, ma nell’ultimo mese il surplus di performance si è mestamente resettato. Perché?
Lo spiega la differenza fra gli indici delle sorprese macro delle due sponde dell’Atlantico, riportata in rosso. Quando, da marzo in poi, il rapporto SX5E/SPX ha svoltato verso l’alto, il “CESI” differenziale non ha seguito. Questo spunto non è stato confortato dai fondamentali macro, gli investitori hanno mangiato la foglia, e sono tornati a vendere le borse europee, preferendo loro Wall Street.
È chiaro che se dall’Europa non parte un flusso di dati economici confortante, rispetto alle attese, la sottoperformance continuerà a scavare.
D. Piazza Affari continua a pagare pegno ad un'incertezza politica che ha spinto il Ftse Mib al di sotto dei 23.000 punti. E' lecito attendersi un recupero dai livelli attuali o è prematuro pensare ad una svolta?
R. Mah, resto dell’idea palesata in tutti questi mesi: la borsa italiana sta vivendo una forma di distribuzione. Naturalmente si fa prima ad addebitare le responsabilità alle incertezze politiche. La realtà analitica però evidenzia questa fragilità da tempo, e i mal di pancia romani sono soltanto un catalizzatore.
Con l’indice MIB sugli stessi livelli di fine settembre non c’è da stare allegri. Ma non tutto è perduto. Non ancora.
Come si può notare, l’indice FTSE MIB è a ridosso di un supporto di primaria rilevanza. Appunto, non è cambiato niente rispetto a tutte le chiacchierate dei mesi precedenti: stiamo sollecitando l’argine per la quinta volta in questo 2018.
Sinceramente, credo che questi ripetuti interessamenti stiano indebolendo sempre più il supporto, e ritengo molto probabile il suo prossimo abbattimento.
D. La situazione politica in Italia ha provocato un'impennata dello spread BTP-Bund. Prevede ulteriori rialzi nel breve? Quali i livelli di allarme per l'equity?
R. Su questo siamo stati piuttosto tempestivi. Abbiamo raccomandato la liquidazione delle prime posizioni sui titoli di Stato italiani sopra il 2.00% di rendimento. Una seconda soglia cruciale, abbattuta senza complimenti, si collocava al 2.20%: era la media mobile a 200 settimane.
Lo spread ha invertito tendenza sopra i 138 punti base, per cui siamo in un contesto piuttosto problematico, sebbene ben anticipato dall’analisi tecnica.
Il BTP Future presenta un quadro tecnico orrendo: una configurazione di inversione su base mensile, che fa temere la formazione di un massimo di primaria rilevanza. Dovessimo chiudere giovedì prossimo sotto i 133 punti, l’inaugurazione della fase di risk-off sull’Italia sarebbe definitiva.