Piazza Affari
Piazza Affari minacciata dall'Orso. Verso nuovi minimi?

Pubblichiamo l'intervista concessa da Gaetano Evangelista, Amministratore Unico di AGE Italia e redattore del Rapporto Giornaliero; a Davide Pantaleo, redattore del portale finanziario Trend-Online.com. L'intervista spazia su diversi temi: il timore che i venti di guerra commerciale fra Stati Uniti e resto del mondo possano provocare un bear market generalizzato, le difficoltà in cui da tempo si imbatte la borsa italiana, l'apparente vitalità del dollaro e, dulcis in fundo, le prospettive per il secondo semestre che saranno commentate nel prossimo aggiornamento di metà anno dell'Outlook di AGE Italia. Buona lettura!

DOMANDA. I mercati azionari hanno superato con successo l'appuntamento con la Fed e la BCE, ma sono tornati a fare i conti con le tensioni commerciali tra Cina e Usa. Ritiene sia a rischio una guerra commerciale su larga scala? cosa si aspetta sulle due opposte sponde dell'Atlantico?

RISPOSTA. Dal punto di vista dei numeri, è evidente che gli Stati Uniti godono di un vantaggio nei confronti di Cina ed Europa: economie notoriamente votate all’esportazione. Fino ad ora i mercati sono rimasti quieti, nella consapevolezza che si trattasse di un Chicken game: una prova muscolare dell’amministrazione americana, che serviva a guadagnare una posizione di forza nelle trattative vere e proprie.
Adesso che i rilanci cominciano ad essere sostanziosi, si sta diffondendo una certa ansia. Ma io trovo che l’esasperazione dei mercati abbia poco a che fare con i venti di guerra commerciali; e sia più il riflesso di un deterioramento macroeconomico che ormai ce lo stiamo raccontando da un po’ di tempo.
Coerentemente con questa impostazione, abbiamo ridotto da tempo l’esposizione in azioni. Un anno fa di questi tempi eravamo ferocemente bullish sui mercati. Quelle condizioni, dal punto di vista tecnico, stagionale, macroeconomico e fondamentale; non ci sono più.

D. Piazza Affari ha provato a dare vita ad un recupero che si è fermato però in area 22.500 di Ftse Mib, con un ritorno verso il basso delle quotazioni. Prevede ulteriori flessioni nel breve?

R. Penso proprio di sì.
Intanto questa quota 22500 punti non è casuale: si tratta della media mobile a 200 giorni, che sull’indice MIB da diversi mesi agisce efficacemente da spartiacque: ora da resistenza, ora da supporto.
Non sfugge come la grande risalita di Piazza Affari, sia coincisa a fine 2016 con il superamento di questa barriera; che poi ha funto da argine per tutto il recente primo trimestre, prima di essere abbattuto.
Ecco, il recente rally fino a prova contraria costituisce un fisiologico pull-back, che spiana la strada verso un ripristino del ribasso e conseguenti nuovi minimi.

D. Il dollaro continua a mantenere una posizione di vantaggio tanto nei confronti dell'euro quanto dello yen. Cosa si aspetta per questi due cross?

R. Qui devo ammettere la mia frustrazione.
Perché sulla carta il dollaro non ha moltissimi motivi per continuare a salire.
Intanto c’è un ottimismo sfacciato, del tutto simile a quello che seguì l’elezione di Trump. Il biglietto verde sarebbe sceso per più di un anno, in condizioni di sentiment del tutto simili a quelle attuali.
Poi abbiamo una configurazione ciclica, su base settimanale, e nota come Sequential Setup, che in passato è coincisa con i massimi del Dollar Index e i minimi dell’Eur/Usd.
Ed infine, abbiamo un confronto fra i bilanci delle due banche centrali in questione, che a ben vedere supporta ancora la divisa comune europea: la riduzione dell’impegno di Francoforte, è supportativa per l’euro più del tightening messo in atto dalla Fed.
Però, come disse qualcuno, «i mercati possono restare irrazionali più di quanto voi possiate rimanere solventi». Per cui resto a guardare questa prova di forza, in attesa che sopraggiunga il momento opportuno per vendere dollari.

D. Se non sbaglio, a questo punto dell’anno inizia a lavorare all’Outlook per il secondo semestre. Senza entrare troppo in particolari, è possibile avere per i nostri lettori qualche anticipazione?

R. Non ho ancora lucidato la sfera di cristallo (rido) ma è pacifico che la mitica ripresa economica sincronizzata globale è storia del passato. Di un passato ormai remoto. È naturale che in simili circostanze le borse vadano un po’ in ordine sparso. Sicché abbiamo un listino ancora tonico, fino a prova contraria, che è quello americano; una borsa europea che tiene, ma delude da tempo, incapace di confermare né di smentire rotture rialziste risalenti ad un anno fa.
Ed abbiamo una borsa, come la nostra, minacciosamente a ridosso dei supporti di lungo periodo. Ecco, penso che si possa parlare di minaccia di bear market soltanto di Piazza Affari, a ben vedere. Per Wall Street se ne parlerà l’anno prossimo.
Il guaio, per me, è che sono frenato nell’allocare tutto negli Stati Uniti da due aspetti: 1) tolte le cinque società del “FAANG”, le restanti 495 dello S&P sono clamorosamente in perdita dall’inizio dell’anno; 2) dovesse il dollaro svoltare verso il basso, come temo, al danno si aggiungerebbe la beffa valutaria.
Questa volta per me sarà davvero difficile stilare l’elenco delle opportunità di investimento per i prossimi sei mesi…

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...