Piazza Affari
Piazza Affari: sempre vaso di coccio...

Rispetto a un anno fa, la borsa italiana ha perso quasi il 7%. Nello stesso arco di tempo, l’Eurostoxx ha limitato i danni, subendo una decurtazione di poco più del 2%. In ambo i casi, prescindendo dai dividendi erogati. Il disappunto è legittimo, considerato che in primavera ci si inorgogliva di una performance tanto radiosa quanto scintillante nei confronti dei cugini europei: mentre a Rimini in maggio si celebrava l’ITForum, Piazza Affari surclassava l’Eurostoxx di oltre 15 punti percentuali, scatenando l’entusiasmo dei presenti e facendo guadagnare a chi professava scetticismo, l’appellativo – oggi tanto in voga - di “gufo”.

Il fatto è che una performance relativa così marcata è estrema e insostenibile. Dal 2000 si contano in tutto quattro casi di scostamento superiore al 15% fra le performance a dodici mesi dell’indice MIB, e quella dell’Eurostoxx. In tutti i casi, è immediatamente conseguito un ridimensionamento relativo: lo “spread” di performance si è ribaltato, raggiungendo presto valori negativi. A doppia cifra, tipicamente.

Sotto questa prospettiva, l’aggiustamento subito in questi nove mesi è considerevole ma insufficiente per permettere di guardare con fiducia al listino nostrano: il MIB dovrebbe continuare ancora a sottoperformare le altre borse europee. A spanne di 5-10 punti percentuali. Da notare come trattasi di giudizio relativo, non assoluto: i tre precedenti simili sono stati seguiti, in ordine cronologico, da un pesante bear market, da un bull market poco incisivo e da un prolungato trading range.

Di sicuro allo stato attuale c’è ancora di meglio fra cui scegliere, rispetto alla nostra Piazza “Affari”...

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