Piazza Affari: un "dito medio" beneaugurante

- 03/01/2014
La borsa italiana ha appena archiviato uno degli anni migliori della sua martirizzata storia recente. È vero che il rialzo si è concretizzato tutto nella seconda metà del 2013, ma è altresì vero che da ottobre dell’anno precedente il MIB non si è più peggiorato. Eppure di occasioni ne ha avute non poche: ma ogni volta che l’indice italiano fletteva, risultava come contenuto da una forza che lo incoraggiava e spronava a ripartire.
Quando un indice, diventa medio... È forse il dito medio di Cattelan a portare fortuna a Piazza Affari? Da quando la cosiddetta “opera artistica” campeggia definitivamente nella piazza antistante Palazzo Mezzanotte (10 ottobre 2012, ci ricorda l’edizione milanese del Corriere della Sera), gli affari sono andati molto meglio agli investitori italiani. Il 28% messo a segno mediamente (e dagli, con “sto medio”…) dal mercato, dividendi inclusi sta lì a testimoniarlo. E sì che la scultura campeggerà in Piazza degli Affari per i prossimi 40 anni: i ribassisti sono avvisati.
Lo spumante rigorosamente italiano di fine anno deve averci dato alla testa. Quarant’anni di rialzi… figuriamoci. E chi ci crede? «Deve fumare roba buona, il dr. Evangelista», avrà sicuramente argomentato più di uno. Certo è che quando si sperimentano le rotture rialziste, diventa sciocco mettersi dalla parte sbagliata; fino a prova contraria, s’intende.
La borsa americana ha sfondato i massimi del 2000 e del 2007 nove mesi fa; e da allora è salita del 17%. La borsa tedesca ha abbattuto i massimi del 2007 poco dopo, e da allora il DAX è salito dello stesso ammontare. Mica sono scemi, gli investitori, da perdersi queste opportunità…
E allora come dovrebbero comportarsi ora; adesso che l’indice più antico della borsa italiana ha fatto registrare una notevole rottura? No, questa volta la risposta è certamente sbagliata: non è l’indice Comit, ma il più antico – e obiettivamente meno rappresentativo – indice Il Sole 24 Ore. Che sul finire dello scorso anno è uscito baldanzosamente da una congestione triangolare che perdurava da più di tredici anni. Un po’ come fece a inizio anni Novanta, quando finalmente si lasciò alle spalle la prolungata correzione successiva al famoso massimo del 1986. Le rotture si rispettano, non si contrastano.
Urge ai ribassisti un talismano che neutralizzi il dito medio – quello residuo, giacché gli altri non sono piegati verso l’interno; sono “piallati”, lasciando sporgere soltanto la fatidica quanto poco elegante falange. Un bel Toro sfrontato e sbuffante; magari tinto di rosa, che esorcizzi il bull market. Nel momento in cui coriacei Orsi storici chinano il capo e si lasciano andare a una poco elegante conversione alla causa del Toro, soltanto un simbolo eclatante di positività e di ottimismo potrebbe neutralizzare le rotture rialzista che il 2013 ci ha consegnato in eredità. In assenza di comportamenti presuntuosi da menagramo, con quelle rotture dobbiamo pur sempre fare i conti.