Prime avvisaglie di una correzione più profonda?

- 13/05/2021
L'inflazione fa deragliare i mercati azionari, fino ad ora ordinatamente inclinati verso l'alto. La persistente sottoperformance del settore tecnologico americano, le prospettive di Piazza Affari ed i destini del settore bancario ed in particolare di Unicredit; nella trascrizione integrale dell'intervista concessa da Gaetano Evangelista, strategist di AGE Italia, al sito finanziario Trend Online.
DOMANDA. I mercati azionari sono tornati a fare i conti con i timori legati all'inflazione e questo ha portato alcune vendite specie sull'high-tech Usa. Prime avvisaglie di una correzione più profonda?
RISPOSTA. Penso che buona parte della performance di quest’anno, sia stata conseguita. È la prima volta che manifesto un’opinione simile, dal minimo di marzo dell’anno scorso in avanti.
Questo non vuol dire che sia diventato ribassista. Vuol dire che i guadagni facili sono finiti, e che i prossimi mesi arrideranno più ai trader, con gli investitori che giustamente cureranno le plusvalenze accumulate, magari approfittando di questa fase per ristrutturare i portafogli in senso più compatibile con le prospettive di ripresa economica attese su scala globale.
L’inflazione è un fenomeno per me largamente atteso e, aggiungo, presumibilmente tutt’altro che temporaneo. Ci ho lavorato dall’inizio dell’anno, e penso che sorprenderà i più per i mesi a venire. Infatti credo che le fasi negative attese nei prossimi quattro mesi, coincideranno con il confronto serrato fra gli investitori, giustamente intimoriti, e una Federal Reserve nuovamente messa in discussione dopo l’episodio di fine 2018.
Nella misura in cui questa tendenza si dovesse tradurre in aumento dei tassi di interesse, è più che naturale che i settori a duration elevata come il tecnologico siano destinati a sottoperformare. Anzi, direi che su questo fronte la tendenza sia appena iniziata.
D. A Piazza Affari il Ftse Mib continua a muoversi in trading range, a non molta distanza dai top dell'anno. C'è spazio per nuovi allunghi?
R. Anche qui credo alla possibilità che si stia formando un top di una certa importanza. C’è un segnalatore di massimi, che usiamo da anni in AGE Italia, che sul FTSE MIB ha svolto un egregio lavoro appunto di individuazione dei massimi della borsa italiana.
Magari è soltanto un procurato allarme, ma a scanso di equivoci abbiamo individuato su questo indice, come su tutti gli altri, le soglie al di sotto delle quali tirare i remi in barca.
D. Dopo le trimestrali diffuse nei giorni scorsi, ci sono dei bancari su cui consiglierebbe di puntare a Piazza Affari?
R. Nell’ambito della cautela generale prospettata, ci sono istituti di credito attardati, in posizione di vulnerabilità qualora i timori dovessero trovare conferma; e banche sorprendentemente vivaci.
Annovererei BPER Banca e Mediobanca nel primo gruppo; e Credem, Intesa San Paolo e Unicredit nel secondo.
Dalla fine dello scorso anno sono stato più favorevolmente orientato sulle banche dell’Eurozona ex Italia, a buon motivo e devo dire con buona gratificazione. In effetti oltreconfine diversi bancari primari hanno avuto ragione delle resistenze dinamiche di lunghissimo periodo, producendosi nei mesi recenti in confortevoli allunghi.
In Italia, al contrario, per molte banche sussiste una condizione di negatività non ancora neutralizzata sul piano formale.
Unicredit, per dirne una, dopo il massimo storico del 2007 non ha mai più avuto ragione di una resistenza dinamica, adesso passante per 11 euro. Difficile essere bullish con le quotazioni ancora al di sotto di una barriera così impegnativa.