Piazza Affari
Una chiacchierata sull'Outlook di AGE Italia

Gli investitori ammirano con un misto di compiacimento e timore il rialzo maturato dai mercati azionari: è il terzo bull market più duraturo e profondo dal 1928. Roba da raccontare ai nipoti. Logico che prima o poi questa copiosità di plusvalenze si esaurisca; ma si scorgono segnali di minaccia? o, in tempi di crescita positiva ma non spettacolare, le banche centrali saranno costrette a non far mancare mai il loro supporto? I prossimi sei mesi promettono ancora volatilità; ma non saranno privi di opportunità per gli investitori che prepareranno per tempo il loro piano d'azione. L'Outlook di metà anno di AGE Italia mira ancora una volta a fornire tutte le chiavi di lettura, le previsioni e le strategie per un sereno e proficuo investimento.
In questa intervista Claudio Kaufmann, direttore di IT Forum News, sollecita alcune riflessioni sullo stato dell'economia e dei mercati. Dall'altro capo della cornetta risponde Gaetano Evangelista, amministratore unico di AGE Italia, e curatore del suo rinomato Outlook, appena pubblicato.

Sei riuscito ad aggiornare il tuo Outlook sulla Grecia? Per dire cosa?

Visto che siamo diventati tutti economisti – passaggio fondamentale, essendo stati commissari tecnici, criminologi, meteorologi, e chissà cos’altro – mi sono divertito a mettere insieme alcune statistiche magari ignote al grande pubblico.
Ad esempio: dal 1999 ad oggi i salari in Grecia sono cresciuti più di quanto siano saliti in Germania.
Oppure: sulla metà del debito pubblico la Grecia paga un interesse dell’1.5%. Roba da debitore privilegiato, che nemmeno gli Stati Uniti.
Diamo però a Cesare quel che è di Cesare: l’aggiustamento fiscale ad Atene (quello che oggi si chiama austerity) è stato il più drastico in Europa. E la recessione in Grecia è stata addirittura più profonda, fatte le debite proporzioni, della Grande Depressione negli Stati Uniti.

Però l’Europa sta ripartendo? O no?

Sicuro. Sarebbe strano il contrario, con tutta la congiunzione astrale favorevole, fra svalutazione della moneta, crollo del petrolio, e quel sant’uomo di Draghi. Persino il credito è ripartito, e non solo per i primi della classe.
Il problema è che si tratta di stimoli; non di soluzioni. Queste ultime lasciano effetti che durano nel tempo; i primi sono a tempo determinato.
 
L’Europa è già ripartita, e farà ancora molto bene per un anno, un anno e mezzo. Poi farà i conti con se’ stessa, e la capacità di rinnovarsi e di essere competitiva. A quel punto gli aiutini dall’esterno avranno esaurito i loro effetti.

Perché la Germania avrebbe i piedi d’argilla?

Perché ha basato la sua crescita sull’Export. Il peccato veniale è che pretenderebbe che il resto degli europei facciano altrettanto; il che è geneticamente improbabile. Il peccato mortale è che ha puntato sulla Cina, che si sta accartocciando; e su un Giappone tagliato fuori dal cambio forte in termini reali effettivi, prima che arrivasse Abe.

La Yellen alzerà i tassi, lo ha appena confermato...

Evviva. Non vediamo l’ora che finisca questo esperimento. Dopotutto, è da tre anni che ci raccontano che la Fed sta per aumentare i tassi.
 
Onestamente: nessuno può prevedere con certezza quello che succederà, dopo. La mia sensazione è che la liquidità non diminuirà a livello globale, grazie all’intervento compensativo di BCE e BoJ. Però assisteremo sempre più frequentemente a flash crash sui mercati finanziari. Negli ultimi nove mesi ne conto almeno quattro: petrolio, euro contro franco svizzero, Bund e di recente Cina.

Che ne dici del Bull Market a Wall Street, è vecchiotto?

È maturo, certo. Ma proprio per questo, ha sviluppato una corazza che lo immunizza. In sei mesi Wall Street ha affrontato un PIL negli USA negativo, una contrazione dei profitti, una Cina in hard landing, una Fed guidata da una colomba che assomiglia ad un falco; passando per la crisi della Grecia e per un Iran potenza nucleare. E che cosa ha fatto lo S&P? niente, assolutamente niente: mai, proprio mai, dal 1928 ad oggi, è stato così compresso nel giro di sei mesi.
A me sembra che questa resilenza testimoni una notevole fibra, da parte del mercato americano.

Cosa significa che siamo in “stagnazione secolare”?

Significa che abbiamo perso la ricetta per una crescita economica duratura e sostenibile. Temiamo il futuro, e non investiamo più. La produttività si riduce. Non prolifichiamo e cala la forza lavoro. Tutto questo fa sì che il tasso di crescita potenziale si vada contraendo in quasi tutto il mondo; e questo è un dato che le banche centrali non ignorano. Nemmeno il mercato obbligazionario lo ignora.

Ma Cina ed altri cosiddetti Emergenti come sono messi?

Si stanno occidentalizzando. Le economie emergenti hanno perso una grandissima opportunità, disponendo per sei anni di una massiccia liquidità a basso costo. Ma ne hanno fatto un uso scellerato, senza investire, ma privilegiando consumi improduttivi e spesa pubblica inefficiente. Su alcuni fronti si assiste ormai ad un netto controsorpasso da parte delle economie sviluppate.
 
La Cina è un discorso a parte. Sta seguendo lo script di economie asiatiche che l’hanno preceduta nel processo di industrializzazione. Il problema è gestire questa transizione in modo indolore, e senza che la società abbia nulla da obiettare. Sarebbe meglio se Pechino accantonasse la strategia dei sorpassi, e si curasse dell’opinione pubblica interna.

Ultima domanda, come si fa ad investire in tempi di QE globale? Qualche idea, per non dire consiglio?

Stiamo transitando da una fase di massima liquidità e minima crescita, ad una fase di minore liquidità e maggiore crescita. O,almeno, questi erano i propositi fino a tre anni fa. Poi c’è stata la Grecia, la crisi dell’Euro, il rallentamento in Cina, il Giappone che si è stufato di invecchiare, le economie emergenti che vogliono diventare sommergenti.
La liquidità non mancherà certo, nei prossimi anni. Ma gli smottamenti saranno da mettere all’ordine del giorno. Una tendenza su cui sto lavorando molto dallo scorso autunno è quella dei flussi macro. Mi sono accorto che lo scostamento fra dati economici pubblicati e dati attesi dagli analisti influenza sempre più il mercato azionario, quello obbligazionario e quello valutario. È uno strumento che, possiamo starne certi, ci sarà utilissimo nell’epoca della stagnazione secolare...

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...