Piazza Affari
Usa marziani, Europa grande malata

Da pochi giorni, come ogni anno, Gaetano Evangelista, Ad di Age Italia e collaboratore di Itf News, ha reso disponibile il suo Outlook aggiornato al secondo semestre 2016. E’ un corposo documento che passa in rassegna gli sviluppi dell’economia globale e i singoli mercati, gli effetti delle politiche monetarie e lo stato dei mercati obbligazionari. Oltre a valute, commodity e quant’altro, come spiega e racconta lo stesso Evangelista.
Quella che segue è l'intervista concessa a Claudio Kaufmann, direttore responsabile di ITF News.

DOMANDA. Nel tuo Outlook semestrale, disponibile dal 15 luglio, parli di crescita “irritante” e ti chiedi se davvero la politica del “denaro facile” è giunta alla sua conclusione; hai la risposta?

RISPOSTA. In passato, almeno fino al 2008, eravamo abituati a pensare che l’abbassamento dei tassi di interesse aveva effetti di stimolo per l’economia: le famiglie si indebitavano e spendevano, le imprese erano incoraggiate ad effettuare investimenti che magari prima non avrebbero sostenuto. L’economia ripartiva e la borse scintillavano.

Dal 2008 tutto è cambiato: i tassi di interesse sono addirittura crollati ma le famiglie, terrorizzate dalla crisi, hanno smesso di spendere e soprattutto di indebitarsi. Le aziende hanno rinunciato ad investire. Il risultato è stato un crollo della produttività, che poi è uno dei motori della crescita di lungo periodo dell’economia (l’altro, ahimè, è la crescita della forza lavoro).

Che sia la vecchia storia del cavallo che rifiuta di bere o il cinismo degli imprenditori, ingordi quando tutto va bene e avari quando va male, non importa. Il dato di fatto è che l’economia è inserita in un sentiero irrimediabilmente discendente.

D. Irrimediabilmente? Non è una parola grossa?

R. Temo di no, il punto è che non si vede come uscirne. E, soprattutto, la politica monetaria ha esaurito il suo mandato. Ora tocca ai governi, che devono approfittare del basso costo del denaro per finanziare gli investimenti in infrastrutture. Confidando nella benevolenza dei Bond Vigilantes…

La grande malata è l’Europa?

L’Europa si è illusa di applicare le terapie americane, ma tutti sanno che siamo Marte e Venere. Fuor di metafora, gli Stati Uniti hanno il mercato al centro dell’economia, noi abbiamo le banche. E siccome è comprovato che tassi nulli se non addirittura negativi penalizzano i bilanci degli istituti di credito, ad un certo punto gli spettri hanno subodorato credit crunch e rinnovate pressioni deflazionistiche in arrivo.

Andiamo bene….

Mica per niente se prendi il grafico dell’Eurostoxx e lo sovrapponessi a quello del bilancio della BCE, ottieni una perfetta identità, a condizione di rovesciare il tracciato di quest’ultimo. Penso che anche in Europa ad un certo punto i governi ritireranno il mandato non scritto conferito a Draghi, in scadenza di mandato, e assumeranno in proprio le redini della politica economica.

Non sapevo che il mandato Bce fosse la politica economica?

Capisco la tua ironia, che lo stesso Draghi sottoscriverebbe. Il problema è che il prelievo fiscale in Europa è molto più elevato che in USA. Lì puoi finanziare la spesa con maggiori imposte, da noi è virtualmente impossibile. Per cui devi accettare maggiori deficit. Un altro colpo al virtuosismo di Maastricht e di Lisbona. Di sicuro l’Europa Unita fra cinque anni non sarà come l’abbiamo finora conosciuta.

Per indicare un evento inatteso e spiacevole spesso si parla di “doccia scozzese”. Che ne pensi della doccia inglese?

Sono rimasto sorpreso come tutti, sbagliando previsione come tutti. Ragionando a posteriori, è chiaro che la volontà espressa dall’elettorato britannico si inserisce nel solco del malcontento globale, che mette nel mirino i processi di globalizzazione che hanno generato benessere globale e lotta alla povertà. Trent’anni fa Craxi si pavoneggiava per il sorpasso dell’Italia ai danni del Regno Unito in termini di PIL pro-capite. Mal gliene incolse: la forbice da allora si è andata costantemente allargando, e ora i sudditi di Sua Maestà godono di un potere d’acquisto del 40% superiore al nostro.
E’ singolare che siano proprio i “ricchi” a dire di non voler aver a che fare con l’Europa. Questo conferma che non sono state le difficoltà economiche ad orientare la decisione dell’elettorato. Un messaggio che dovremo tener ben presente, il prossimo novembre.

E’ vero o non è vero come dicono alcuni, ad esempio George Soros, che quella dei bond a zero o sottozero è la più grande bolla mai apparsa nella storia del mondo? Pare ne sia convinto anche Carlo De Benedetti…

Sì, tecnicamente i bond sono in bolla. Ma la risposta più convincente che si possa dare è: che cosa ci possiamo fare? C’è un eccesso di risparmio a livello globale, che non è assorbito dagli investimenti reali, che si incanala irrimediabilmente verso il mercato obbligazionario. La stessa incertezza globale pesa sui rendimenti pubblici: comprimendoli. Sono dell’idea che gli yield abbiano imboccato il sentiero del recupero, ora che il ciclo economico globale mostra segni di risveglio. Ma da qui a prevedere un bear market, ce ne corre...

Per andare sul concreto, il bull market azionario è finito? Mi riferisco a dove è iniziato, tralasciando l’Italia dove l’Orso impera (e non divide) da anni e anni...

In America il bull market è ancora pienamente in essere. È maturo – il secondo più prolungato della storia ultracentenaria borsistica americana, dopo quello degli anni Novanta – ma la reazione successiva alla Brexit mi ha sinceramente impressionato, per ampiezza e turnover. Penso che Wall Street abbia nuovamente assunto la leadership globale, dopo più di un anno di stallo. Gli altri indici seguiranno a ruota, uno alla volta. Meglio procedere con i piedi di piombo, in assenza di segnali.

E a proposito di Italia, la fiammata di inizio 2015 del Ftse Mib è ormai un pallido ricordo. Continuiamo a farci del male?

Mah, sai, ormai in Europa parlare di mercati geografici lascia il tempo che trova: andare lunghi sul Regno Unito implica l’essere bullish sul settore energetico, la Svizzera è una proxy dell’Health Care mentre l’Italia replica fedelmente il settore bancario europeo; nel bene come, ahinoi, nel male.
Gli analisti tecnici hanno dimostrato tempo addietro la rilevanza del supporto a 15000 punti di indice MIB. L’argine in effetti ha retto molto bene, e oltretutto da luglio le banche italiane stanno sovra performando quelle europee. È ancora presto per dire che il peggio sia passato. Monitoriamo gli sviluppi. Vediamo se le resistenze saranno auspicabilmente superate...

Quali sono le sorprese che immagini nel secondo semestre. Dai, sbilanciati un po’ per i nostri lettori...

Mi sto facendo l’idea che il dollaro stia realizzando un massimo di una certa rilevanza. È ovvio che non lo si nota da un giorno all’altro, ma diciamo che alla fine dell’estate l’inversione verso il basso dovrebbe essere cosa fatta. Il biglietto verde è rimbalzato brillantemente da maggio in poi, ma penso sia soltanto un rally correttivo.

È chiaro che se si dovesse accettare questa prospettiva, evidentemente le commodity ne beneficerebbero. Ancor di più le borse emergenti, che vengono da quasi sei anni di sottoperformance. Alcuni indici EM già scalpitano e sono in odore di rottura rialzista.

La competenza dell'ufficio studi di AGE Italia, eccezionalmente al servizio dei lettori di smartTrading. Continua...