Wall Street resiste alla Fed; il petrolio, no...

- 20/06/2017
Pubblichiamo l'intervista concessa da Gaetano Evangelista, Amministratore Unico di AGE Italia e redattore del Rapporto Giornaliero; a Davide Pantaleo, redattore del portale finanziario Trend-Online.com. L'intervista spazia su diversi temi: la capacità di Wall Street di ignorare il progressivo restringimento della politica monetaria americana; il supporto che contiene l'indice MIB, prevenendone i ribassi; l'emorragia senza fine del petrolio, ed infine la presunta bolla della tecnologia e il supporto che conta sull'indice Nasdaq.
DOMANDA. Nulla sembra fermare l’ascesa dei mercati azionari con gli indici americani che segnano nuovi massimi storici, ma lo stesso si può dire per alcuni listini in Europa come il Dax30. Come valuta la situazione attuale delle Borse e quali le sue attese nel breve?
RISPOSTA. I mercati finanziari mondiali sono gratificati da una consistente immissione di liquidità. Si stima che le banche centrali mondiali abbiano espanso i propri bilanci, in questo primo semestre, di oltre 1300 miliardi di dollari.
Ma non c’è soltanto questo a spiegare il rialzo dei listini azionari. In effetti stiamo assistendo ad un fenomeno che mancava da anni: una crescita sincronizzata dei profitti aziendali in tutto il mondo; che siano gli Stati Uniti, l’Europa, il Giappone o le economie emergenti.
Questo fenomeno, benvenuto, contiene la sopravvalutazione delle borse, e spiega perché Wall Street salga, noncurante di una contrazione della base monetaria in essere da tempo: un fenomeno che, secondo le Cassandre, da tempo avrebbe dovuto affossare lo S&P500.
D. A Piazza Affari il Ftse Mib continua a rimanere intrappolato a poca distanza dall’area dei 21.000 punti. Si aspetta ulteriori progressi nel breve? Quali i livelli da tenere d’occhio ora?
R. Senza dubbio l’ipotesi bullish è tuttora prevalente. Devo dire che incomincia a maturare alcune serie riserve sullo stato di salute del listino di Piazza Affari. Ma fino a quando l’indice MIB si manterrà sopra i 20450-20850 punti, non si potrà escludere l’ipotesi clamorosa di ulteriori massimi.
Niente di eccitante, nel caso. Nella più generosa e benevola delle ipotesi, stiamo parlando di un approdo alla vecchia proiezione a 22-22500 punti. In ogni caso, sono convinto che le prossime settimane faranno registrare un massimo molto importante, per Piazza Affari; potenzialmente, il massimo dell’anno.
D. Il petrolio di recente ha subito un netto ridimensionamento del suo valore senza riuscire a risalire la china almeno per ora. Sono da mettere in conto ulteriori discese o è lecito attendersi dei recuperi dai livelli attuali?
R. Possiamo contemplare reazioni da eccesso di ribasso; quello che gli analisti tecnici chiamano ipervenduto. Ma andrei cauto a chiamare un minimo definitivo. La Cina sta aumentando i tassi di interesse con il preciso scopo di raffreddare il ciclo economico, e questo comporta di riflesso minore domanda di materie prime e di petrolio in particolare.
Trovo che i fondi speculativi siano in imbarazzo, per aver accumulato posizioni lunghe adesso scottanti. Infatti dal CoT Index Report apprendiamo che l’indice che sintetizza il saldo netto dei fondi speculativi, il sentiment di tutti gli operatori e il momentum, si attesta attualmente poco sotto il 50%.
Se consideriamo che i minimi che contano, vedono questo indice situarsi sotto il 20-25%, capiamo che potenzialmente c’è ancora un consistente downside risk.
D. Il Nasdaq da’ l’impressione di voler ripartire. Molti prevedevano l’inizio di un crollo, e invece il listino tecnologico americano sta ancora una volta sorprendendo un po’ tutti, riavvicinandosi ai massimi. Cosa ne pensa?
R. Al solito, possiamo giungere a conclusioni radicalmente opposte, a seconda della prospettiva adottata. Se prendiamo come riferimento il minimo di otto anni fa, il Nasdaq 100 è salito del 467%, senza considerare i dividendi: una performance spettacolare, che ha dato luce ad una generazione di ricchi, e di cui parleremo con i nostri nipotini.
Ma rispetto al massimo del Duemila, il progresso è assai più limitato: +1.2% medio composto annuo, in termini capitalizzati. Che bolla è mai quella che fornisce una remunerazione così misera?
Evidentemente il Nasdaq ha speso tre lustri per recuperare l’emorragia di quindici anni fa, e soltanto adesso sta accumulando plusvalenze fresche.
Penso che in queste circostanze il segreto sia quello di muoversi pragmaticamente, adottando una strategia che ci consenta di restare in groppa al Toro più a lungo possibile. Nel caso del Nasdaq100, ad esempio, la nostra fascia di supporto si colloca(va) fra 5600 e 5710 punti. Credo che, entro metà luglio, l’indice toccherà i 6000 punti, e poi si vedrà.