A Wall Street ritorna la volatilità

- 22/04/2013
Che settimana ci siamo lasciati alle spalle! una cosa è certa: sta tornando la volatilità. Fino ad ora, aprile ha fatto registrare 5 casi di variazione giornaliera superiore all'1%; in confronto ai soli 6 casi sperimentati nei primi tre mesi dell'anno. La volatilità è stata probabilmente condizionata dall'implosione dell'oro e di altre materie prime: ci sono voci secondo cui alcuni hedge fund che erano lunghi sull'oro sono stati costretti a liquidare azioni per far fronte alla richiesta di integrazione dei margini. Qualunque sia l'esatta ragione di questa impennata della volatilità, ci sono due importanti livelli con cui ora facciamo i conti:
1) anzitutto, la media a 40 giorni, che passa per 1550 punti, valido supporto sin da dicembre. Ci siamo occupati di questo spartiacque nel passato, e continuiamo a pensare che sia più importante della più seguita media a 50 giorni. La media a 40 giorni è stata violata giovedì, ma prontamente recuperata venerdì.
2) Quota 1550 punti sullo S&P è un'importante soglia di demarcazione. Abbiamo toccato questo livelli la prima volta l'8 marzo, e ci siamo di nuovo. Quest'area è stata cruciale nel 2000 e nel 2007.
Un altro aspetto tecnico che seguiamo con attenzione riguarda il CBOE Market Volatility Index (VIX). L'indicatore di volatilità è salito del 50% dai recenti minimi: ciò di solito porta alla formazione di un massimo sul VIX, che in effetti venerdì è calato vistosamente. I Tori devono dunque confidare che il VIX non vada oltre i 17 punti; in caso di rottura, infatti, si salirebbe fino a 22-23 punti, il doppio del minimo di quest'anno.
Il mese di aprile si rivela da alcuni anni foriero di massimi, perlomeno di breve periodo. Nel 2010, nel 2010 e ancora nel 2012 abbiamo toccato un picco dal quale siamo scesi. Siamo destinati a replicare anche quest'anno?
Il grafico in alto è molto illuminante: dopo 74 sedute, lo S&P cresce del 9%. Nel 2011 era in rialzo del 3.8% e nel 2012 del 10.1%. I mesi a venire potrebbero non essere così brillanti.
Un aspetto che impensierisce riguarda il debito a margine sul NYSE, attualmente sugli stessi livelli del 2007. In linea teorica se tutti sono investiti con leva, il potenziale ulteriore di crescita è limitato, con un eventuale calo che indurrebbe chi ha comprato a margine a vendite forzate. L'aspetto però interessante è che nel 2006-2007 il margin debt si spinse ben oltre il picco del 2000. Per cui ci si chiede se in occasione di questo bull market si farà altrettanto. Dal 2002 al 2007, il MD crebbe del 193%. Dal 2009 ad oggi, è salito del 111%. Se replicasse l'incremento precedente, l'ulteriore espansione alimenterebbe vistosamente il rialzo.
* Ryan Detrick per Schaefferresearch.com