Wall Street
È prematuro parlare di recessione

Sulla carta, con tutti questi appuntamenti macro che ci attendono, la settimana si preannuncia interessante. Finora però il mercato sembra piombato in una condizione di letargo. Da un lato si registrano dati economici entusiasmanti, utili che battono le stime e condizioni tecniche floride. D'altro canto, la politica impone il suo dazio, e previene l'ottimismo sfrenato degli operatori.
Lo S&P è reduce dal test del supporto a 2800 punti, toccato mentre il presidente Trump criticava pubblicamente l'operato del governatore Powell che, a suo dire, neutralizzerebbe quanto di buono per l'economia ha fatto il taglio delle aliquote fiscali. La Fed ha chiarito che agirà con moderazione, aumentando i tassi non più di due ulteriori volte fino alla fine dell'anno. Non si scorgono segni di surriscaldamento, con le retribuzioni che crescono soltanto del 2.5%.
Le minacce di Trump, che promette di imporre dazi sui 505 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina, e il continuo appiattimento della curva dei rendimenti; continuano a dominare le prime pagine dei giornali. Quest'ultimo dato comincia ad impensierire economisti ed investitori, alla luce della concreta probabilità di scivolare in recessione quando si consegue ad un certo punto l'appiattimento.

Sicché all'atto pratico cosa vuol dire tutto ciò? non molto, si direbbe; perlomeno nei mesi iniziali. In effetti una curva dei rendimenti invertita ha sempre preceduto le ultime cinque recessioni: ma, in media, ciò è avvenuto 15 mesi prima!

 

* Todd Salamone per Schaefferresearch.com

Specializzato nell'analisi dei mercati finanziari, in particolare equity. Approccio Top-Down, con particolare attenzione all'analisi della profondità, all'analisi settoriale ed all'analisi intermarket. Continua...