E se il dollaro dovesse iniziare a scendere?

- 28/04/2015
Con la buona parte delle società che hanno rilasciato gli utili trimestrali, e dopo la scadenza del "muro di call" in corrispondenza di quota 2100 punti di S&P dello scorso 17 aprile, l'indice ha avuto finalmente ragione delle resistenze. Malgrado il clamore attorno alla revisione verso il basso dei profitti, lo S&P risulta in progresso rispetto all'avvio della stagione degli utili. Inoltre, le cifre tonde che hanno contenuto gli indici in questi mesi - da quota 5000 per il Nasdaq ai 18000 punti del Dow Jones - sono state lasciate alle spalle.
Sembra che l'incertezza legata alle trimestrali stia progressivamente venendo meno. Questo è il motivo fondamentale per cui gli investitori appaiono ora riluttanti a vendere. Ma la forza del dollaro e il suo impatto sulle società internazionali continua a gravare sul sentiment degli investitori.
Ci sono due motivi che suggeriscono una potenziale debolezza del dollaro nei mesi entranti; il che sarebbe positivo per lo scenario degli utili futuri. Il primo fa riferimento alle posizioni lunghe dei fondi hedge sul dollaro. I dati sono riportati nel Commitment of Traders (CoT) report settimanale. La posizione risulta affollata, con le posizioni netti a massimi pluriennali.
Come si può notare dalla figura in basso, il Dollar Index ha realizzato un massimo a metà marzo in area 100 punti: a quel punto la retorica sul "dollaro forte" ha dilagato su tutti i media. Ma la scorsa settimana il DX ha abbattuto la media a 40 giorni, per la prima volta da luglio 2014, quando partì il rally.
Benché sia azzardato chiamare un top, nel contesto di un forte uptrend, è possibile che la recente debolezza induca lo smantellamento delle posizioni lunghe, generando ulteriori pressioni sulle quotazioni, e incrementando le possibilità di trimestrali pià lusinghiere in occasione delle prossime "stagioni dei profitti", dal momento che gli analisti considerano un valore elevato di dollaro nelle proprie previsioni.
Non a caso, mentre il dollaro ha battuto la fiacca, il petrolio è salito, e le azioni energetiche sono schizzate verso l'alto. Il rimbalzo ha sostenuto l'intero mercato.
Il VIX nel frattempo si mantiene sotto al livello di chiusura del 2014. Sono 57 sedute consecutive che l'indicatore di volatilità si mantiene sotto al breakevent annuale. Dal 1990, si contano altre tre circostanze simili: 1991, 1998 e 2012. Sebbene in passato nel breve periodo il mercato abbia fatto fatica, in due casi su tre lo S&P è salito a doppia cifra nel resto dell'anno, salendo comunque in tutti i casi. Sebbene il campione sia ristretto, alla luce del corrente sentiment negativo le implicazioni sono degne di nota.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com