Wall Street
I rialzisti sono in minoranza

Un micidiale uno-due sul fronte della guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, e la decisione della Fed di sospendere il ciclo di aumenti dei tassi di interesse; hanno aiutato il mercato azionario a proseguire nella risalita. Secondo le minute del FOMC di gennaio recentemente rilasciate, la banca centrale USA resterebbe «paziente», a fronte del rallentamento del ciclo economico globale.
Sul fronte strettamente tecnico c'é un mix di cautela e ottimismo. Da un lato, seguendo i social e i programmi televisivi, quota 2800 punti incombe come potenziale minaccia per gli investitori. Ma trovo più fondata la resistenza poco più in alto, a 2820 punti, dove lo S&P guadagnerebbe il 20% dalla chiusura di dicembre.

D'altro canto, man mano che gli investitori entrano, l'ottimismo diventa dilagante, e ciò rende il mercato vulnerabile. Certo, essere guardinghi non implica il passare all'incasso, con il mercato che riesce a salire quasi per inerzia. Con l'archiviazione della stagione degli utili, le opzioni azionarie diventano a buon mercato, con la volatilità legata alla earnings season che viene meno. I costi di copertura di portafoglio per un investitore diventano contenuti. Quando si esaminano i sondaggi, si scopre che i rialzisti sono tuttora minoritari, e ciò evidenzia l'esistenza di denaro ai margini, pronto ad entrare. Nel frattempo gli ultimi dati del CoT a disposizione chiariscono che i fondi speculativi sono tornati net short sul future sul mini S&P. Mentre, stando al rapporto fra opzioni put e opzioni call azionarie, dopo un estremo di pessimismo a dicembre gli operatori sono ancora in modalità "smantellamento", senza che il put/call ratio abbia raggiunto livelli compatibili con un top di mercato.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...