Il rischio maggiore, nell'immediato

- 24/03/2015
La Fed ha sorpreso gli operatori di mercato, rimuovendo l'aggettivo "paziente" con riferimento alle aspettative sui tassi di interesse, condendo al tempo stesso con argomentazioni da "colomba" il resto delle dichiarazioni. Il dollaro ha reagito sperimentando la perdita più marcata in oltre un anno, cogliendo di sorpresa molti rialzisti. La borsa è risalita e i rendimenti sui Bond decennali sono scivolati sotto al 2%.
Alla fine ad averla vinta sono stati ancora una volta i Tori, usciti egregiamente dalla settimana di scadenze tecniche trimestrali, con lo S&P salito di oltre il 2.5%, di nuovo sopra i 2100 punti. Altri indici si sono spinti oltre le rispettive cifre tonde: il Nasdaq Composite oltre i 5000 punti, il FTSE inglese oltre i 7000 punti, e via discorrendo. Dal punto di vista tecnico, il rischio più concreto è che si manifesti uno stallo, ora che queste soglie sono stata appena superate; come d'altro canto già accaduto in passato. Vedremo se ci saranno delle prese di beneficio.
A proposito invece del dollaro, la domanda ventilata la passata ottava diventa questa settimana di ancor maggiore attualità: che impatto aspettarsi sui profitti? una previsione di calo degli EPS non potrebbe forse lavorare a favore dei Tori, inducendo un calo delle aspettative che genererebbe sorprese benigne con la prossima stagione degli utili? In altre parole, mentre gli analisti si chiedono di quanto dovranno tagliare le stime di profitto a causa del dollaro forte, c'è la possibilità che questo fattore sia già stato scontato dall'andamento del mercato.
Non va dimenticato che molti hedge fund sono già usciti dal mercato americano, a favore di quello giapponese ed europeo. Se il dollaro da qui dovesse iniziare ad indebolirsi, questi stessi gestori potrebbero tornare in massa a Wall Street.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com