Il VIX segnala un rischio di breve periodo per il mercato

- 26/07/2016
Soltanto quattro settimane fa, lo S&P a fatica riusciva a mantenersi sopra i 2000 punti, dopo il tonfo conseguente all'esito a sorpresa del referendum britannico sulla permanenza in Europa. In una concatenazione impressionante di eventi, Wall Street non solo ha recuperato quelle perdite, ma è salita nel complesso dell'8% in tre settimane, salendo a nuovi massimi storici. L'area situata fra 2100 e 2120 punti sullo S&P ha agito da resistenza per 19 mesi, prima di essere superata. Lungi dallo sperimentare l'auspicato pullback, il mercato si è mosso lateralmente, mantenendo una condizione di surriscaldamento.
Uno degli sviluppi chiave della passata settimana, è stato il balzo del dollaro: per la prima volta da dicembre 2015, l'ETF "UUP" ha avuto ragione della trendline che connetteva i precedenti massimi discendenti. Che cosa comporta questo? se ricorderete, un tema dominante nei resoconti aziendali trimestrali era l'impatto negativo che il dollaro forte generava sui profitti aziendali; delle società energetiche, in particolare. Quando ormai c'eravamo convinti che la forza del biglietto verde fosse un retaggio del passato, ecco che il dollaro continua a salire, generando ostacoli per lo scenario del secondo semestre.
Gli utili delle compagnie dello S&P sono previsti in calo del 5.5% nello scorso trimestre rispetto ad un anno fa. Prezzi in crescita e utili in calo hanno determinato un'impennata del Price/Earnings, in termini forward salito a 18 volte: un aspetto da tenere in debito conto.
La BCE nel frattempo ha chiarito che manterrà invariato il costo del denaro, confermando che i tassi di interesse resteranno sui correnti livelli per un considerevole arco di tempo; anche quando ad un certo punto cesseranno gli acquisti di titoli pubblici e privati. Questa notizia sembra riproporre quanto visto negli Stati Uniti negli anni più recenti: malgrado gli annunci di imminenti aumenti dei tassi ufficiali, e di ventilati crolli dei titoli di Stato, abbiamo assistito all'opposto.
La principale preoccupazione nell'immediato è rappresentata dal livello raggiunto dalla volatilità implicita. Se confrontassimo il VIX alla volatilità a tre mesi, ben rappresentata dal VXV, scorgeremmo il raggiungimento del livello più basso da dicembre 2015. Quando il panico è elevato questo rapporto strappa verso l'alto; quando invece il rapporto è molto basso, come avviene in questo momento, si sperimenta una compiacenza che precede i ridimensionamenti da parte del mercato.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com