Wall Street
L'elemento che può riportare sul mercato la volatilità

A due mesi circa dal referendum britannico, un altro evento ha catturato l'attenzione degli investitori di tutto il mondo: la conferenza annuale fra banchieri che si tiene da Jackson Hole, nel Wyoming. Hanno tenuto banco il discorso della signora Yellen, assieme alle dichiarazioni degli altri banchieri centrali. Nei giorni che hanno preceduto questo incontro, il mercato ha assunto una condizione a dir poco catatonica: un approccio attendista che ha contraddistinto tutti gli operatori. Di converso, la mezz'ora di contrattazione di venerdì fra le 10 e le 10.30, quando parlava la Yellen, hanno visto sullo SPY il turnover più consistente dal 27 luglio, l'ultima volta che il FOMC si è riunito. Curiosamente, il minimo di venerdì è coinciso con quello del 27 luglio...
Prima di Jackson Hole, il tono professato era "hawkish". La frase estrapolata ha risuonato nel senso «credo che negli ultimi mesi si sia rafforzata l'attesa per un incremento del tasso sui Fed funds». I commenti non sono stati evidentemente del tutto allineati alle attese. Secondo le stime della borsa di Chicago, la probabilità implicita di un aumento dei tassi a settembre è passata dal 21% di giovedì al 18% di venerdì.
Ma questa stima è schizzata al 36%, subito dopo le dichiarazioni di Fischer. A questo punto si potrebbe concludere che nulla di rilevante sia successo dal 27 luglio ad oggi; tuttavia

1) a fine maggio la signora Yellen ha anticipato un aumento dei tassi nei mesi successivi, a condizione che la ripresa economica fosse rimasta consistente. I dati economici non hanno certo deluso da allora;
2) a fine maggio, la Yellen ha rimarcato come una crescita della produttività avrebbe fornito alla Fed più spazi di manovra. Venerdì scorso, il vicegovernatore Fischer ha in qualche modo smentito la Yellen, rilevando come la crescita della produttività rimane stagnante;
3) la politica monetaria prospettica sarebbe determinata dall'esame continuo dei dati macro: sono mesi che ce lo sentiamo dire.

La volatilità intraday è risalita rispetto ai giorni passati. Per chi segue la configurazione delle posizioni aperte sulle opzioni, massimi e minimi dello SPY venerdì sono stati registrati a ridosso degli strike dove si registra l'Open Interest più consistente.

Alla fine della fiera, la volatilità storica sullo SPY resta a singola cifra: ironia del destino, lo è da quel famigerato 27 luglio di cui abbiamo parlato sopra. Nel frattempo il VIX, sebbene superiore ai minimi di agosto, continua a trovare resistenza a 14.07 punti: la metà del massimo di quest'anno. La bassa volatilità può dunque permanere.
La Fed, si diceva, osserva con attenzione la produttività: e il dato più recente è atteso per giovedì. Può darsi che sia l'evento in grado di smuovere la volatilità? può essere, per cui sarà bene mantenere le coperture in termini di call sulla volatilità, dal momento che i fondi hedge sono ancora vistosamente short sul VIX, e potrebbe trovarsi spiazzate da andamenti estremi del mercato.

* Todd Salamone per Schaefferresearch.com

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...