La resistenza da scavalcare

- 22/02/2016
I Tori sono tornati alla ribalta la scorsa settimana, con un rimbalzo culminato nel rialzo impressionante di venerdì. L'andamento di questi primi due mesi dell'anno ricorda per diversi aspetti quello di settembre-ottobre dello scorso anno, quando alla fine si realizzò un minimo definitivo. Anche venerdì, come allora, la media mobile a 40 settimane ha agito da resistenza, contenendo il tentativo di ripartenza dopo il potenziale doppio minimo.
Una differenza fra oggi e allora invece sta nella consistenza sperimentata in occasione della settimana di scadenza delle opzioni; settimana che cinque mesi fa invece si rivelò un disastro. Ma le analogie prevalgono, e se lo SPY riuscisse a spingersi oltre la citata resistenza, non sarebbe azzardato stimare un target a 208 dollari: dove culminò prima del pesante ribasso di gennaio. Da notare come lo SPY analogamente non riuscì a spingersi oltre i 210 dollari ad ottobre e novembre dell'anno scorso.
A partire dal 1993, quando sono iniziate le contrattazioni sull'ETF sul S&P500, raramente abbiamo assistito ad una sequenza di tre sedute consecutive da +1.5% o più: i precedenti sono appena tre: pochissimi, per parlare di credibilità statistica. La buona notizia per i Tori è che il seguito è stato in tutti i casi benigno.
Se ci soffermassimo sulla tempistica di questi episodi, scopriremmo che uno è occorso il mese prima di un top in un mercato Orso, un altro nell'ambito di una correzione, e l'ultimo alla fine della correzione nell'ambito di un bull market. Non è ancora ben chiaro se quello corrente sia un bear market o una fase correttiva virtualmente esaurita; è per questo che continuiamo a raccomandare agli investitori di ridurre l'esposizione sul mercato azionario.
Lo S&P, nel frattempo, riesce ancora ad evitare una chiusura inferiore alle media mobile a 36 mesi, fornendo un barlume di speranza per i Tori.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com