La situazione dei mercati rimane fluida

- 03/02/2014
Entriamo oggi in un mese che non è stato particolarmente favorevole per gli investitori: soltanto in 11 degli ultimi 20 anni il mese di febbraio si è concluso con un saldo positivo, mentre il saldo medio (-0.58%) risulta il secondo peggiore dell'anno, dietro il mese di agosto. Detto questo, dal punto di vista grafico il mercato chiude il mese di gennaio in una posizione cruciale: il Russell2000, ad esempio, si colloca sulla media a 80 giorni, che in passato ne ha contenuto tutte le correzioni, fornendo eccellenti opportunità di ingresso. Questa media risulta efficace da metà 2009: da allora i pullback sono spesso stati contenuti, ma quando c'è stata violazione, il seguito verso il basso non è stato trascurabile. Vedremo se questo mero consolidamento diventerà qualcosa di più temibile.
Fra titoli di giornale non proprio confortanti - la Fed che riduce gli acquisti di bond, le difficoltà dei mercati emergenti, ed un inizio d'anno non proprio esaltante - ci sono alcuni aspetti benigni che vanno pur citati. Ad esempio lo S&P400 delle medie capitalizzazioni, ha trovato supporto a 1300 punti: una "cifra tonda" che ha agito da dissuasore di velocità nel quarto trimestre e si colloca del 10% circa sopra il minimo di agosto.
Ancora una volta il panico incomincia a serpeggiare, malgrado il fatto che più volte abbiamo sentito auspicare una correzione che consentisse agli investitori di entrare a sconto. Ci si chiede se sarà persa anche questa opportunità, oltre alle tante altre sperimentate nel passato. Ci sono alcuni aspetti degni di nota:
1) Il sondaggio settimanale dell' American Association of Individual Investors (AAII) rivela ora più Orsi che Tori: è la prima volta che ciò accade da agosto, quando questa condizione fornì un segnale di ingresso;
2) i gestori professionali stanno mollando la presa: il sondaggio settimanale della National Association of Active Investment Managers (NAAIM) è sceso dal 95 al 70% in termini di esposizione media in azione. Evidentemente, questo gruppo può ancora mollare la presa, e ciò indurrebbe uno sfondamento del supporto.
3) gli operatori in opzioni, bullish prima del recente ripiegamento, hanno d'un tratto cambiato atteggiamento. Ad esempio, il call/put ratio azionario a 5 giorni è sceso da 2.40 a 1.94: è il livello più basso da novembre;
4) il NYSE rende noto che lo short è salito del 2.98%: è l'incremento in due settimane più corposo da metà dell'anno scorso. Lo scoperto rimane consistente;
5) il VIX èa raggiunto praticamente il livello più alto dell'ultimo anno.
È importante che il mercato si stabilizzi in tempi brevi, perché se il VIX dovesse continuare a crescere, quelli che hanno venduto protezioni di portafoglio tramite opzioni call sul VIX saranno indotti a vendere short sempre più contratti S&P per bilanciare la posizione a fronte di una maggiore volatilità. Ma al momento troviamo incoraggiante per i Tori il fatto che
a) un operatore in volatilità che correttamente confidava un mese fa in maggiore volatilità, ha liquidato in guadagno la sua posizione;
b) il VIX è sempre nei pressi dei 18.21 punti, che rappresentano il 50% di incremento rispetto al minimo del 10 gennaio. Dalla fine del 2012, i multipli sul VIX dai minimi hanno intercettato i picchi di volatilità. Certo è che se questa resistenza dovesse essere abbattuto, il VIX sarebbe destinato a salire ulteriormente fino a 24-25 punti: il doppio del minimo.
La situazione rimane fluida. Se cercate un modo per bilanciare l'esposizione long, valutate lo short sui mercati emergenti, sull'Europa e sulle large cap domestiche. Mantenere le posizione sulle small e medium cap domestiche, restando pronti a liquidare qualora i supporti citati dovessero essere bucati.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com