Non sempre è facile definire il sentiment

- 04/08/2020
Dal minimo di marzo, lo S&P500 ha alternato salite repentine a pause maturate a ridosso delle resistenze, e favorite da un contesto di sentiment talvolta eccessivamente ottimista. Non di rado il mercato quest'anno ha avvertito le vertigini quando ha conseguito un apprezzamento a cifra tonda rispetto ai livelli di chiusura del 2019.
Non tutti gli indicatori di sentiment però evidenziano entusiasmo. Il sondaggio settimanale condotto da AAII, ad esempio, mostra da tempo immemorabile una prevalenza di Orsi rispetto ai Tori. Ma è meglio soffermarsi su ciò che gli investitori fanno, e non su cosa dicono. Ad esempio la media a 10 giorni del put/call ratio azionario sta svoltando verso l'alto partendo da livelli estremi, esattamente come fatto sul finire di giugno. Come evidenzia la figura in basso, ciò ha preceduto i ripiegamenti di mercato: più o meno profondi.
Inoltre, il sondaggio settimanale della National Association of Active Investment Managers (NAAIM) rivela che l'allocazione media in azioni da parte di questi gestori, si attesta al 97%: siamo evidentemente sui livelli più elevati da quando il sondaggio è partito nel 2006.
Ci si chiede se i ribassisti hanno proceduto a ricopertura delle posizioni short, e cosa questo possa implicare per il mercato. L'ultima pubblicazione di metà luglio ha evidenziato un calo dello short interest: questo evidentemente sostiene le quotazioni di mercato ma, come evidenzia la figura in basso, lo scoperto è su livelli minimi e ciò dovrebbe incoraggiare l'accumulazione di nuove posizioni corte. Quello che fino ad ora è stato un fattore bullish, a questo punto potrebbe risultare elemento di disturbo.
I ribassisti però tendono a caricare quando sentono l'odore del sangue, e nulla sul mercato al momento fa sospettare l'imminenza di un collasso delle quotazioni.