Posizionarsi al meglio in caso di rimbalzo

- 11/03/2020
Al momento, il profondo ripiegamento a cui stiamo assistendo, ricorda l'esperienza di fine 2018: prima della vigilia di Natale, dal massimo di settembre lo S&P500 cedette il 19.8% in termini di confronto fra le chiusure. Il recente declino misura poco meno del 19%. Oggi vorrei soffermarmi sul precedente sell-off, per esaminare il comportamento delle singole azioni, prima e dopo il minimo.
Per far questo, ho diviso le azioni dello S&P500 in dieci scaglioni, sulla base della performance conseguita durante il ribasso. Il primo scaglione raggruppa le azioni peggiori da settembre a dicembre di due anni fa. Come mostra la tabella in basso, queste società conseguirono una performance media del -40%. Il secondo scaglione ha conseguito una perdita media del 31%, e via dicendo fino allo scaglione migliore, che limitò i danni ad un saldo medio del -1.5%.
Un mese dopo il minimo pre-natalizio, pressoché tutte le azioni risalirono la china. L'indice portò a casa un guadagno del 12.4%. Come è facile supporre, le azioni più massacrate nel ribasso furono quelle che si comportarono meglio dopo. Il primo scaglione conseguì una performance media del 20%: tutte le 50 salirono, e il 92% di esse batté lo S&P500.
Gli scaglioni dal quarto al settimo si comportarono pressoché allo stesso modo, mentre lo scaglione meno peggiore durante il quasi bear market limitò il rimbalzo ad un 7% medio. Soltanto 4 società fecero meglio del benchmark.
Detto questo, questa che segue è la lista delle società risultate peggiori a partire dal massimo del 19 febbraio, fino al minimo dell'altroieri. Le compagnie energetiche affollano la lista, causa il crollo del greggio delle ultime settimane. Certo non sarebbe una buona idea mettere tutte le uova in un paniere, per cui ho allegato una seconda tabella che mostra le 25 società peggiori del paniere dello S&P500, con esclusione delle compagnie Oil.