S&P e quota 2.800 punti: una replica del 2018?

- 04/03/2019
Lo S&P500 si è spinto in due occasioni sopra quota 2800 punti, tanto dibattuto fra gli investitori; senza però avvicinarsi a quella che rimane la vera resistenza sul tavolo: quota 2820 punti, dove lo S&P salirebbe del 20% dal minimo di dicembre. L'opinione comune è che il mercato farà fatica a migliorarsi ulteriormente dai correnti livelli.
Un anno fa, proprio di questi tempi, dopo essersi arrampicato fino a 2800 punti, l'indice iniziò una correzione superiore al 7%. Il brusco ripiegamento avvenne una settimana prima dell'aumento dei tassi da parte della Fed. Ad ottobre lo S&P ha abbattuto i 2800 punti, ha risollecitato questa soglia, per poi scendere del 6% nel giro di due settimane a partire dalla seconda metà di quel mese. Un secondo test ad inizio novembre dei 2800 punti, condusse ad un nuovo declino del 6% nell'arco di due settimane. A dicembre nuovo test di quota 2800 punti prima di un crollo del 16% fino a 2350 punti.
Con lo S&P tornato a ridosso di questa soglia cruciale, la teoria secondo alcuni è che torneranno presto a manifestarsi le vendite, in una riedizione di quanto visto più volte lo scorso anno. I compratori, memori dell'esperienza passata, potrebbero defilarsi, facendo pendere l'ago della bilancia decisamente a favore delle vendite.
Ma a costo di adottare la famigerata frase "questa volta è diverso", forse sarebbe bene soffermarsi anche sulle analogie con lo scorso anno. Il primo aspetto riguarda la Federal Reserve: che a chiare lettere ha fatto capire di aver adottato un atteggiamento attendista con riferimento ai tassi di interesse; quando un anno fa era attivamente impegnata ad aumentare il costo del denaro. Questo mutamento ha stabilizzato il mercato. Era evidente che gli operatori fino a tre mesi fa erano non poco intimoriti.
Non a caso lo S&P è salito del 4.4% nel mese successivo alla riunione del 30 gennaio. Stando alla tabella riportata qui in alto, a partire da dicembre 2015 il mercato azionario americano si comporta decisamente meglio nel mese successivo ad un nulla di fatto sul fronte dei tassi, rispetto a quando il Fed Funds rate è innalzato.
In secondo luogo, il contesto tecnico di mercato è ora più solido, rispetto a quanto si vedeva sul finire del 2018. Prima dei citati tre sell-off il mercato appariva fragile, e navigava sotto ambo le medie a 80 e 120 giorni. Oggi l'indice si colloca decisamente oltre questi livelli.
Infine, i Tori dovrebbero essere confortati dall'atteggiamento intimorito dei media, per assumere in chiave contrarian un orientamento bullish: quota 2800 punti appare destinata ad essere lasciata presto alle spalle.