Wall Street
Se solo quella trendline sul VIX fosse abbattuta

La scorsa settimana ho messo in guardia circa una eventuale chiusura sotto i 450 dollari da parte dello SPY, il popolare ETF sullo S&P500. L'evento provvidenzialmente non si è manifestato, evitandoci pesanti liquidazioni da delta hedging, che avrebbero appesantito il quadro reso precario dal restringimento in atto della politica monetaria. L'indice, allo stesso tempo, non è sceso sotto il sostegno offerto dalla media mobile a 80 giorni e dal massimo di settembre.
Le notizie tranquillizanti circa la gravità della variante Omicron hanno confortato gli investitori, favorendo un recupero accentuato dalla ricopertura delle posizioni corte. Secondo la National Association of Active Investment Managers (NAAIM), l'esposizione media dei gestori attivi si colloca al 69%: il livello più contenuto degli ultimi due mesi. Sul mercato delle opzioni i compratori hanno preferito di gran lunga le put alle call sulle società dello S&P e del Nasdaq. Infine, il sondaggio della American Association of Individual Investors (AAII) ha mostrato una equivalenza di Orsi e Tori, quando i rialzisti erano invece il doppio dei ribassisti ad inizio novembre.

La volatilità è rientrata vistosamente, appoggiandosi su una trendline che connette i minimi crescenti in essere da settembre. Si noti come il transito sopra questa linea a metà del mese scorso ha anticipato la turbolenza delle settimane successive. Allo stesso modo, il tornarvi sotto, favorirebbe ulteriormente l'opzione ribassista; specie in una settimana storicamente benigna come quella di scadenze tecniche di dicembre. FOMC permettendo, s'intende.

Presidente della Schaeffer's Investment Research, Inc, e autore di "The Option Advisor", un best seller nel settore delle opzioni, di cui esiste dal 1981 una newsletter omonima. Continua...