Tutti innamorati delle azioni europee

- 20/04/2015
Mentre entriamo nel pieno della stagione degli utili, è importante sottolineare il clima che prevale in borsa. Il consenso fra analisti e investitori è che il primo trimestre non sia stato un granché per i bilanci societari. Il motivo principale è da ricondursi all'inverno rigido e al cattivo del momento: il dollaro. Alla luce di questi timori, gli analisti hanno drammaticamente ridotto le stime di profitto (EPS) nelle ultime settimane. Dalla fine del 2014, le previsioni sono passate da una crescita del 4.3% ad una contrazione del 4.8%: si tratta della revisione al ribasso più marcata dal primo trimestre 2009.
E non si tratta soltanto degli analisti. Delle società che hanno emesso una stima per i prossimi trimestri (guidance), l'84% ha ridotto le aspettative. Siamo ben oltre la media degli ultimi cinque anni, che si attesta al 68%. L'aspetto magari confortante è che questo dato è eccessivamente basso, ora che la stagione degli utili entra nel vivo, e ciò crea le premesse per una sorpresa verso l'alto, qualora i dati dovessero rivelarsi migliori.
Un altro tema degno di nota è il continuo innamoramento per le azioni europee, rispetto a quelle americane. È stato da poco reso noto l'ultimo sondaggio fra i gestori globali tenuto da BoA Merrill Lynch. L'esposizione in azioni USA vanta un sottopeso del 12% ad aprile, un po' meglio di marzo, quando l'underweight era del 19%, all'epoca il dato più basso da gennaio 2008. Per cui ci si chiede: dove hanno messo tutto questo denaro i gestori? ma in Europa, ovvio! L'esposizione in azioni europee beneficiava a marzo di un sovrappeso del 60%: il più elevato nella storia del sondaggio; ed è sceso ad aprile soltanto al 46%, sempre molto elevato.
Nel primo trimestre dell'anno gli ETF hanno vantato asset per 97 miliardi di dollari. Di questo patrimonio, più del 70% evidenziava un orientamento internazionale. È chiaro che la massa degli investitori è attratta dal tema del QE che si sta manifestando in tutto il mondo, confidando che in Europa e Giappone vi sia un rally come sperimentato in America dal 2009 in poi. La grossa differenza è che sei anni fa non c'era una massa di investitori ansiosa di comprare. Casomai, vista oggi la sottoperformance di Wall Street, potremmo vedere almeno una parte di questi capitali abbandonare un trade affollato e ritornare negli Stati Uniti.
Si tratta ad ogni modo di una considerazione di lungo periodo, che nell'immediato lascia il tempo che trova. Sotto questa prospettiva, è interessante notare come negli ultimi vent'anni il mese corrente sia risultato il migliore dell'anno, con i ritorni tipicamente manifestatisi nella seconda metà di aprile.
* Todd Salamone per Schaefferresearch.com