Non si farà indigestione di EM bond?

- 13/10/2014
Sempre affascinante il "Guide to the Markets" pubblicato all'inizio di ogni trimestre dalla banca americana JP Morgan Chase. Pieno zeppo di tabelle e grafici, offre spunti di riflessione e cibo per la mente. Per esempio si apprende che il mercato obbligazionario globale ha raggiunto la ragguardevole dimensione di 99 trilioni di dollari. Ma ancora più interessante mi sembra la scomposizione del mercato dei titoli di Stato per macro aree geografiche: rispetto alla caduta del Muro di Berlino, investitori e money manager hanno allargato i propri orizzonti, riducendo i Treasury in portafoglio e prediligendo sempre più le obbligazioni emesse dalle economie emergenti.
In termini relativi, gli Stati Uniti costituiscono meno del 38% del portafoglio obbligazionario globale, dal 60% vantata a fine anni Ottanta. Cresciuta di converso la quota delle altre economie industrializzate (Giappone ed Europa), salita dal 38 al 48%. Ma è esplosa la quota dei bond emergenti (sovrani e corporate), più che decuplicata dall'1.1 al 14.2% del portafoglio.
Parallelamente, è aumentata la qualità media delle emissioni EM, salita ora ad un rating medio di BBB-.
La domanda che ci si pone a questo punto, è se il peso degli EM bond sia eccessivo, e rifletta soltanto una "fame di rendimenti" che potrebbe tradursi in massicci disimpegni qualora l'aumento dei tassi di interesse atteso per il prossimo anno, spinga i capitali internazionali a disimpegnarsi dagli EM, dirigendosi proprio verso quegli Stati Uniti così relativamente snobbati negli ultimi cinque lustri.