Quella anomalia tutta italiana sui tassi
- 13/12/2023
L'era glaciale del costo del denaro si è esaurita anche in Italia. L'inizio di questo decennio ha fatto registrare minimi secolari sui saggi corrisposti dalla clientela alle erogazioni bancarie: e così, il tasso sui prestiti alle imprese ha toccato un fondo definitivo a marzo 2020, mentre il tasso sulle erogazioni per l'acquisto della prima casa è ripartito dopo aver raggiunto un pavimento storico a luglio dell'anno successivo.
Da soglie di poco superiori all'1.0%, i tassi di interesse corrisposti dal settore privato agli istituti di credito tricolore sono schizzati vistosamente a partire dallo scorso anno, raggiungendo livelli che non si vedevano perlomeno da dodici anni, se non proprio dal 2008.
Secondo i dati resi disponibili dalla Banca d'Italia, in autunno il tasso medio corrisposto sui prestiti per l'acquisto della prima casa è salito al 4.21%, mentre il tasso sui finanziamenti alle imprese sono balzati al 5.35%.
Bene per chi ha avuto accesso al credito a condizioni due anni fa oggettivamente straordinarie ed oggi inimmaginabili. Si scorge però una anomalia storica.
Il costo "calmierato" delle erogazioni alle aziende risulta da alcuni mesi un retaggio del passato. I prestiti societari risultano più onerosi (linea verde) dei mutui per l'acquisto della prima casa (linea rossa). Un fenomeno dal 1995 mai sperimentato prima d'ora, eccezion fatta per una parentesi temporanea ad inizio millennio.
E non sorprende più di tanto che il maggior onere a carico del settore privato stia generando uno "sciopero" dei prenditori, con i volumi complessivi di credito erogato in sensibile calo da un anno a questa parte. Poiché il sistema bancario nazionale appare ben capitalizzato, a fronte di NPL in caduta libera e di profitti sontuosi, non deve trattarsi tanto di una questione di riluttanza dell'offerta, quanto della minore disponibilità della domanda. Ha senso...