Via XX Settembre
Quello che non vi dicono sullo spread

Il differenziale di rendimento a 10 anni fra Italia e Germania, si attesta correntemente a non più di 130 punti base. Siamo ai livelli più contenuti da novembre di tre anni fa. A settembre, subito prima dell'insediamento di questo governo, il premio per il rischio che Roma pagava rispetto alle emissioni di Berlino, superava i 250 punti base.

Merito in effetti dell'operato del governo Meloni, e dell'ombra che grava sui conti pubblici tedeschi, dicono alcuni. Ma c'è dell'altro.

Non si può fare a meno di notare la correlazione vigente fra "ItaGer" (linea nera, scala di destra in figura) ed il MOVE (linea azzurra, scala di sinistra).

Per i pochi che non lo sapessero, MOVE (acronimo di Merill Option Volatility Estimate) è una misura della volatilità implicita nelle opzioni sui Treasury americani: il VIX del mercato obbligazionario, insomma.

Esprime dunque la preferenza piuttosto che l'avversione al rischio da parte degli investitori in reddito fisso di tutto il mondo. Per cui i nostri BTP, che dopotutto appartengono ad uno dei mercati obbligazionari più ampi e liquidi, inevitabilmente ne risentono.

Sotto questa prospettiva la compressione del premio per il rischio non sarebbe merito dell'Italia e/o demerito della Germania nella gestione dei conti pubblici; quando il mero riflesso di un clima di risk-on in essere dall'autunno di tre anni fa, coinciso con il bull market del mercato azionario e con una compressione del costo del credito: nel settore tanto privato quanto pubblico.

Questo, per incoraggiare i policy maker nostrani ad non indulgere in autopromozione per la compressione del premio per il rischio: non è tutta farina del nostro sacco.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...