Via XX Settembre
Si scorge qualche tensione sul merito di credito dell'Italia

Abbiamo celebrato la tendenza declinante degli ultimi sei dello spread decennale governativo fra Italia e Germania, esaltando il recente abbattimento di un supporto in essere da diversi anni. Non possiamo fare a meno ora di rilevare il modesto recupero messo a segno da "ItaGer"; che però si manifesta subito dopo una penetrazione sulla carta definitiva ed incontestabile.
Il premio per il rischio, calcolato confrontando i rendimenti pretesi dagli investitori per sottoscrivere le cambiali emesse da Italia e Germania, è passato dai 265 punti base del 21 aprile ai 121.7 pb del 12 ottobre: spread più che dimezzato in meno di sei mesi, e tanti ringraziamenti dal Ministero del Tesoro.

La caduta del differenziale di rendimento ha portato via anche l'argine che connetteva i minimi, ascendenti, registrati dal 2015 in avanti. E questa è stata salutata come un'ottima notizia, perché garantiva stabilità alla tendenza degli ultimi sei mesi.
Ma da alcuni giorni a questa parte lo spread sta tornando a puntare verso l'alto. Fisiologicamente, per ora. Nulla di drammatico: un rimbalzo è nell'ordine delle cose. A patto che sia contenuto da questo ex supporto, che adesso agisce naturalmente da resistenza.

Ma avremmo preferito volentieri fare a meno di questo pullback. Ci aspetteremmo ora una nuova compressione dello spread. Sarebbe una certa seccatura vedere ItaGer risalire oltre i 141 pb: avrebbe il sapore della negazione, e i connotati di un ritorno delle pressioni sulle finanze pubbliche.
Oggi sarà reso noto il PIL preliminare del terzo trimestre, mentre stasera due agenzie minori esprimeranno il loro parere sul nostro merito di credito. Attenzione...

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