I Treasury in ipercomprato la peggiore incognita per Powell

- 12/06/2020
Malgrado gli sforzi messi in campo dalla Federal Reserve, i tassi di interesse americani non accennano a ripiegare. Al contrario da quando è ufficialmente ripartito il Quantitative Easing, i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni hanno manifestato una evidente pendenza positiva, perlomeno prima degli ultimi giorni.
Se la Fed è attivamente impegnata nell’acquistare titoli governativi, evidentemente dall’altro lato c’è chi vende con maggiore veemenza. E perché mai titoli dovrebbero sbarazzarsi di titoli di dichiarato interesse nazionale? La risposta, solito è fornita dall’analisi tecnica.
Dalla fine del 2018 i Treasury sono stati raggiunti da una corrente di acquisti, motivata dalla necessità di fare copertura di portafoglio, dalle pressioni inflazionistiche e dalla caduta dell’economia globale in recessione. L’intervento della Fed è maturato a coronamento di questa tendenza: quando il Risk-adjusted Yield (RAY) ha raggiunto una obiettiva condizione di ipercomprato di lungo periodo.
Come si può notare, estremi simili in passato sono coincisi con importanti massimi di mercato, e l’opportunità di andare lunghi sui titoli di Stato americani, e quindi di scommettere su un declino (ulteriore) dei rendimenti; si è concretizzata soltanto al raggiungimento di una speculare condizione di ipervenduto di lungo periodo: con il RAY sceso su livelli al momento sideralmente lontani.
Questo spiega la convinzione con cui fondi di investimento e stranieri vendono bene felicemente i loro titoli al governo americano. Anzi, no: alla Federal Reserve. Tanto, è lo stesso…