T-Bond e Notes
Le attese di inflazione premono sui rendimenti

Il rendimento del T-Note decennale flirta con la soglia più che simbolica all'1.00%. Dopo aver conseguito un minimo probabilmente assoluto, lo yield è risalito: compiacendo i policy maker a caccia di evidenze di espansione economica autonoma. Resta da vedere fino a che punto tale evoluzione sarà ben gradita, visto il deficit federale ed il debito pubblico accumulato dagli Stati Uniti quest'anno; nonché l'esigenza di disporre di un tasso di attualizzazione contenuto, che mantenga elevato il valore teorico di Wall Street, e di conseguenza il costo del capitale per le società quotate.

La scomposizione del rendimento nominale suggerisce indicazioni degne di nota: dei quasi 40 punti base di risalita, dal minimo di agosto a venerdì, ben 30 sono riconducibili all'ispessimento delle aspettative inflazionistiche; i restanti 90pb essendo un incremento della componente reale dello yield: più direttamente riconducibile allo stato di salute del ciclo economico.
Dunque, che piaccia o no, i rendimenti salgono perché sospinti dalle attese di inflazione incorporate nelle quotazioni del reddito fisso; non per una rivalutazione del costo del denaro legata alla ripartenza del ciclo economico globale. In un certo senso una buona notizia: perché trattasi pur sempre di un modo per "sgonfiare", in termini reali, lo stock del debito pubblico. Stando così le cose, se lo yield nominale dovesse spingersi oltre l'un percento, ci sarebbe da scommettere su una Federal Reserve pronta ad intervenire per contenerne l'avanzata: i tempi non sono ancora maturi per un maggiore costo del denaro.
Un cap ai rendimenti, a fronte di aspettative inflazionistiche in (ulteriore) crescita, oltretutto comprimerebbe i tassi reali, favorendo ancor di più la ripresa.

Un operatore professionale da molti anni attivo sui principali mercati finanziari mondiali. Continua...