Volatilità sui bond elevata, ma in tendenziale calo

- 26/06/2015
La denuncia proviene nientemeno che dal governatore Draghi, che ha invitato gli investitori a fronteggiare la concreta minaccia di un aumento della volatilità sul mercato dei titoli del debito. Il timore paventato è che le tendenze deflazionistiche, mai sopite, e la pressione sui prezzi al consumo generata dal crollo del petrolio, cagionino un aumento dei tassi reali e di fatto un’inopportuna stretta monetaria.
C’è anche una questione di crescente illiquidità dei mercati, denunciata invano da non pochi operatori, che giustifica questa minaccia, ma non è questa la sede per occuparcene.
E’ credibile la previsione formulata dal vertice della BCE? Andiamo incontro ad un periodo di maggiore volatilità sui mercati obbligazionari?
Prima di tutto, però, dovremmo definire il concetto di volatilità. E su questo terreno la fantasia si libera dai freni. Un’idea è che la volatilità rappresenti (meglio: sia rappresentata) da una consistente erraticità del mercato, che manifesta strappi in un senso e nell’altro in un determinato arco di tempo. Non importa il segno: conta il fatto che il mercato si muova “troppo” per i gusti conservativi degli investitori.
Soffermiamoci sul Treasury decennale, per il quale è disponibile un ampio storico, oltre che sui suoi rendimenti in particolare (meglio: non sorge il problema di gestire i rollover trimestrali). Prendiamo ora in considerazione un arco di tempo di 20 sedute (un mese) e sommiamo in questo intervallo la variazione percentuale giornaliera in valore assoluto. Ad esempio, il dato più recente si attesta al 46.5%: vuol dire che la somma di tutte le variazioni percentuali giornaliere del Treasury Yield, in questo arco di tempo, si attesta a quasi il 50%.
Bene, come si interpreta storicamente questa misura della volatilità?
La risposta è desumibile dal grafico in alto. Si scorgono tre periodi: bassa volatilità (1988-1998), media volatilità (1998-2007) ed elevata volatilità (dal 2007 in poi).
Ora, è pacifico che l’osservazione è empirica e necessariamente ex post. Tuttavia si può azzardare la previsione che la volatilità del mercato obbligazionario americano, osservato tramite la prospettiva dei rendimenti decennali, stia progressivamente calando: i picchi discendenti legittimano questa conclusione. Si passerebbe da un contesto di alta volatilità, ad un contesto di volatilità media, in prospettiva storica.
Qualcuno potrebbe ironizzare sulla capacità dei banchieri centrali nel cogliere le tendenze future dei mercati finanziari. In tal senso di esempi lampanti ce ne sarebbero diversi. Ma il punto di fondo è che la volatilità – almeno sotto il metro di valutazione adottato – è già stata elevata, negli anni passati, e pur restando elevata, sembra in via di ridimensionamento.