Europa
Europa in recessione nel 2019?

Gaetano Evangelista stamattina sul Rapporto Giornaliero evidenziava una realtà ai più ignota: già dalla scorsa primavera la congiuntura economica nell'Eurozona mostra chiari segni di rallentamento. L'indice che misura lo stato di salute dell'economia rispetto all'andamento medio, è sceso sotto la linea dello zero a maggio, raggiungendo ora i livelli più bassi degli ultimi sei anni e mezzo: risale a luglio 2012 difatti una lettura così depresse del cosiddetto "EDCI" (Economic Data Change Index). Con la differenza che ora la Banca Centrale Europea sta riponendo il bazooka.
Questo fa temere ulteriori sorprese in negativo. Ora che il ciclo economico è maturo, è verosimile immaginare che il tasso di crescita dell'economia in Europa converga verso il ritmo potenziale, espresso dalla produttività dei fattori e dall'espansione della forza lavoro. Brutte notizie...

Sì perché, una volta venute meno le componenti straordinarie che hanno supportato eccezionalmente la crescita negli anni recenti (dal crollo del petrolio alla svalutazione del cambio, dalla discesa dei tassi di interesse all'espansione del credito), il PIL convergerà verso un ritmo ordinario: stimabile attualmente al +1.2% annuale, al netto dell'inflazione; frutto della somma del tasso di crescita annualizzato della produttività (+0.8%) e della forza lavoro (+0.4%).
Un dato confortevole, ma ben inferiore ai ritmi a cui eravamo abituati. Nei quattro trimestri terminati a settembre il PIL è sceso al +1.6% reale; dal +2.8% del Q3 2017. La prossima rilevazione potrebbe proporre un dato più vicino all'1 che al 2. E nel 2019 potrebbero giungere le cattive notizie...

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