Il sostegno persistente dell'Export al PIL italiano

- 20/07/2020
Il contributo dell'Export alla crescita del PIL è fondamentale, decisivo in Italia. Nonostante i lockdown e la recessione globali, a maggio il saldo di bilancia commerciale (non destagionalizzato) rispetto al resto del mondo si è attestato a 5.5 miliardi di euro. La retorica della moneta forte che penalizzerebbe le nostre esportazioni naufraga miseramente.
Negli ultimi dodici mesi la differenza cumulata fra esportazioni ed importazioni si è mantenuta stabile a 53 miliardi di euro: poco distanti dai massimi assoluti raggiunti a marzo.
Sono lontani i tempi in cui, fra il 2005 e il 2011, l'Italia ha vissuto "al di sopra dei propri mezzi", conseguendo ampi e crescenti disavanzi di bilancia commerciale per un insostenibile eccesso di importazioni e conseguentemente di domanda interna. Peraltro, gioverebbe riconoscere come il rapido rientro del deficit commerciale, che nell'estate del 2012 ha condotto finalmente ad un saldo non negativo su base annuale mobile; sia stato riconducibile non tanto ad un virtuosismo interno, quanto alla riluttanza dei creditori internazionali a finanziare il disavanzo italiano. In altre parole l'Italia era importatrice netta di risparmio ma la chiusura di rubinetti dei creditori per i timori di default, hanno costretto ad una austerità forzata mediante compressione della domanda interna.
Non è comunque da trascurare il ruolo benigno dell'euro. In termini reali effettivi (REER) il cambio dell'Italia si attesta sugli stessi livelli di metà anni Novanta: quando ancora non avevamo riposto in soffitta la vecchia gloriosa (si fa per dire) lira.