In Italia la crescita è destinata a rallentare

- 08/05/2023
Il credito bancario in Italia è in vistoso disimpegno. Ancor prima delle scosse di terremoto prodotte dai fallimenti bancari negli Stati Uniti, con il corredo di una radicale rivisitazione del modello di business settoriale ormai superato da tassi a breve in parecchi casi superiori al rendimento corrente degli impieghi.
Stando ai dati di Banca d'Italia, sommando i finanziamenti concessi alle famiglie nonché alle imprese non finanziarie, alla fine di febbraio le erogazioni risultavano pari a quasi 1239 miliardi di euro. Il volume erogato è superiore rispetto ai livelli di un anno prima, ma appare vistosamente calante rispetto al picco raggiunto fra agosto e settembre dello scorso anno: in concomitanza con il cambio della guardia a Palazzo Chigi.
Non sfugge come queste statistiche, relative alla fine del secondo mese dell'anno, non tengano ancora conto dell'atteggiamento prudenziale che avrà indotto nei banchieri italiani il dissesto degli istituti di credito regionali negli Stati Uniti. Ne sapremo di più fra pochi giorni, quando Bankitalia rilascerà i dati relativi al mese di marzo.
Ma già ora si scorge una visibile inversione di tendenza, con i finanziamenti al settore privato inclinati negativamente. Viene dunque meno la tendenza inaugurata nel 2020, e per l'appunto mantenutasi in essere fino a settembre dell'anno passato.
Facile concludere come una contrazione del credito, che sia per la riluttanza degli enti erogatori a concedere, o per lo scarso appetito per consumi ed investimenti da parte dei soggetti beneficiari; finisce per anticipare irrimediabilmente un accartocciamento dei tassi di crescita. Il generoso +0.5% di crescita trimestrale pubblicato dall'Istat - dato peraltro preliminare e pertanto soggetto a potenziale revisione - appare sotto questa prospettiva un outlier, destinato a non essere replicato nei trimestri successivi, se la tendenza del credito dovesse confermare quanto visto nei mesi più recenti.