Europa
L'euro/dollaro e la razionalità dei mercati

Concettualmente è logico che una valuta si deprezzi se ne aumenta la quantità in circolazione, e si rivaluti nel caso contrario. Nei rapporti bilaterali, la svalutazione sarà subita dal cambio la cui banca centrale appare più aggressiva rispetto all'omologa; per cui, in parole povere, sarebbe naturale aspettarsi che l'euro si deprezzi contro dollaro, nella misura in cui la BCE continua tuttora a stampare moneta, mentre la Federal Reserve è impegnata nel Quantitative Tightening (QT).

Peccato però che i mercati finanziari agiscano sulla base di logiche differenziali, e non assolute. Per comprendere l'evoluzione del rapporto Eur/Usd non serve soffermarsi sull'ammontare dei bilanci di Fed e BCE; bensì sulla loro variazione annuale.

La figura in alto propone appunto la variazione assoluta a 52 settimane del rapporto fra i bilanci complessivi di Fed e BCE (linea azzurra, scala di sinistra): la sovrapposizione rispetto all'euro/dollaro è evidente, malgrado alcune sbavature. Una di queste si manifestò sul finire del 2016, quando l'elezione a sorpresa di Donald Trump provocò un inatteso rafforzamento del dollaro, poi rientrato.

Un'altra deviazione è occorsa di recente: le turbolenze geopolitiche in Europa hanno provocato un indebolimento della divisa comune, assolutamente non supportato dal confronto relativo fra i bilanci delle due banche centrali atlantiche. In altre parole, ha più senso un Eur/Usd a 1.25 dollari, che non a 1.15. Spiacevolmente, i mercati finanziari possono restare irrazionali più a lungo di quanto un investitore possa rimanere solvente.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...