Europa
L'indicatore della recessione in Italia

Come ogni esecutivo politico, il governo in carica si intesta i meriti di una ripresa economica in Italia, che però obiettivamente si manifesta da tempo, seppur con la consueta bassa intensità. In termini comparati la compressione dello spread di rendimento sulle emissioni governative rispetto agli altri partner comunitari, beneficia tanto di fattori interni quanti di disagi esogeni: le difficoltà di formare una coalizione di governo ed i rischi per i conti pubblici in Francia, ovvero le fibrillazioni della maggioranza a Berlino, con timori di traumatici cambi della guardia con le prossime elezioni. Difatti nei confronti della Spagna, relativamente più stabile politicamente, lo spread decennale si trova sugli stessi livelli di sette mesi fa.

Pur giudicando con evidente insoddisfazione la stentata crescita economica degli ultimi dodici mesi, il punto è proprio questo: fa parte di una tendenza radicata, e difficile da modificare senza adottare provvedimenti strutturali che indirizzino la dinamica della produttività e la crescita della forza lavoro. Il potenziale di crescita reale dell'Italia è questione da "zerovirgola", e da qui non si sfugge.
Una tendenza però c'è, ed è ferma da tempo. Il tasso di disoccupazione flette e converge rapidamente verso il 6.0%: una soglia apprezzabile, tenuto conto che il minimo su questo fronte degli ultimi quarant'anni è stato registrato nel 2007 al 5.9%.

La disoccupazione è estremamente ciclica. Una volta inaugurata, una tendenza si mantiene per un considerevole arco di tempo e, quando è ribaltata, giova fornire credito al segnale. Il declino del tasso di disoccupazione è stato originato alla fine del 2016 - quasi otto anni fa - quando il dato penetrò la media mobile che da sempre accompagna e descrive al meglio questa variabile macro. E sembra lontano il momento in cui tale segnale verrà meno.
Ma siamo su livelli infimi, e ci si può chiedere se l'economia italiana possa produrre ulteriori opportunità occupazionali, tali da spingere il dato al di sotto dei minimi storici. Nel caso ne saremmo compiaciuti, ma è il caso di iniziare ad osservare la soglia dinamica che accompagna il tasso di disoccupazione. Un ritorno al di sopra della media minaccerebbe di avviare una tendenza duratura. Speriamo di no.

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