Europa
L'inflazione in Europa cova sotto la cenere

Non dovremo aspettare molto prima di sperimentare un confortante ritorno all'inflazione nell'area Euro, che ridurrà i tassi reali, favorendo gli investimenti reali e incoraggiando i consumi delle famiglie. Negli ultimi anni sussiste una evidente correlazione fra l'andamento dell'inflazione core nella zona Euro e quello del petrolio. Anzi, poiché l'inflazione è la variazione annuale dei prezzi al consumo; è ragionevole comparare questo dato con la variazione annuale del petrolio: in questo caso, il Brent, in euro per barile (linea nera, scala di sinistra).

Come si può notare, le due misure coincidono.
Di fatto, la risalita del tasso di inflazione al netto delle componenti energetiche e alimentari (dal -0.67 al +0.27% nel giro di quattro mesi) è andata di pari passo con il ridimensionamento del tasso di variazione del Brent: il confronto con i prezzi di un anno addietro ha evidenziato una risalita della performance, passata dal -45 al recente -28%.
Il punto è proprio questo: non occorre che il petrolio salga, affinché migliori l'inflazione. Sarebbe sufficiente che rimanesse su questi livelli fino a novembre, affinché tendenzialmente il tasso di inflazione nell'area Euro risalisse nella versione core fino all'1%. Con il minimo raggiunto a gennaio scorso (43.5 euro per barile) che indurrebbe una estemporanea "fiammata inflazionistica" nei primi mesi del prossimo anno, prima di un ridimensionamento.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...