L'inflazione si è riallineata alle prescrizioni della BCE

- 24/09/2021
Chi ha detto che la "stampa" di moneta non generi contraccolpi per i prezzi al consumo?
Non di rado, l'errore concettuale che viene compiuto da osservatori anche qualificati, consiste nel confrontare la potenza di fuoco sprigionata in termini assoluti dalle banche centrali, con le variazioni dei prezzi al consumo. Errore.
Perché il confronto dovrebbe avvenire su basi omogenee: variazione contro variazione.
Dunque è corretto confrontare il tasso di crescita, a dodici mesi, delle dimensioni complessive del bilancio della Banca Centrale Europea, nel nostro esempio; con la variazione a dodici mesi dell'indice (core) dei prezzi al consumo. La cosiddetta inflazione.
In questo modo appare in tutta la sua evidenza la correlazione fra le due misure.
In altre parole, se la BCE espande a maggior ritmo i suoi attivi, i prezzi al consumo crescono. Se le dimensioni complessive del bilancio di Francoforte si contraggono in ragioni anno su anno, non ci si può meravigliare se le pressioni deflazionistiche tornino a fare capolino.
Un anno fa alcuni osservatori poco profondi commentavano con sarcasmo l'inefficacia dell'operato della Banca Centrale Europea: con gli asset complessivi che in un anno esplodevano del 50%, l'inflazione core nell'Eurozona ristagnava poco sopra lo zero. Deflazione, o quasi.
Un disallineamento eccezionale ed insostenibile. Lo segnalammo, in questa sede: l'inflazione era destinata a risalire, colmando il ritardo accumulato.
Così è stato: mentree la variazione annuale del bilancio della BCE ha svoltato fisiologicamente verso il basso, misurando un ragionevole minore impegno a favore di un'economia che ha ritrovato la strada della crescita; il CPI core è schizzato verso l'alto, salendo ad agosto al +1.6%.
Certo, stando così le cose, a meno di nuovi stimoli da parte di Eurotower, si può iniziare ad argomentare che ormai il più sul fronte inflazionistico sia stato visto.