Europa
La dissociazione fra salari e produttività in Italia

La teoria economica postula un semplice ma stringente postulato: la crescita delle retribuzioni deve procedere di pari passo con la crescita della produttività. Se un operaio produce dieci penne in un ora fino a quando, ad un certo punto, riesce a produrre undici penne nello stesso arco di tempo; è sensato concedere un aumento salariale del 10%. I margini di profitto dell'impresa non subiranno alcuna contrazione, né sarà necessario aumentare i prezzi per compensare il maggiore costo del lavoro.

Naturalmente, si tratta di una regola non cogente, sebbene per l'equilibrio del sistema sarebbe opportuno preservare. In effetti fino al 2001 in Italia salari e stipendi hanno tenuto il passo della produttività; fino a quando si è sperimentata una vistosa dissociazione: la produttività ha ristagnato, le retribuzioni sono decollate.

Fatti pari a 100 i valori di inizio 1999, in Italia le retribuzioni al netto dell'inflazione sono cresciute del 6%, sebbene si collochino oggi sui medesimi livelli di dieci anni fa (ma il potere d'acquisto, appunto, è stato preservato). La produttività, al contrario, ha manifestato una inquietante tendenza declinante, e oggi denuncia una contrazione del 3% rispetto a vent'anni fa.

Ciò comporta per le aziende il sacrificio di margini di profitto, che mortificano gli utili e scoraggiano gli investimenti. In un contesto globale altamente competitivo, in cui è impossibile aumentare i prezzi per compensare i maggiori costi, le aziende sono costrette ad un enorme sacrificio. L'alternativa del ritocco dei listini, comportando difatti perdita di quote di mercato.

Evidente la perdita di competitività accumulata. Per ripristinare le condizioni del 1999, bisognerebbe recuperare un divario di quasi 9 punti percentuale. Fortuna che, in termini reali effettivi, il tasso di cambio in Italia si attesta sugli stessi livelli di vent'anni fa. In caso contrario l'Export sarebbe stato messo in ginocchio.

Ma non si vive di solo Export, e se si vuole rilanciare l'economia, occorre assicurarsi che le aziende siano messe nelle condizioni di generare profitti: la materia prima per (auto)finanziare gli investimenti e dunque l'occupazione.

Classe 1971, laurea cum laude in Economia e Commercio con una tesi di laurea sull'analisi tecnica dei titoli di borsa, si interessa da oltre venticinque anni di tecniche di analisi dei mercati finanziari. Continua...